500 LIBRO XV, CAPO II. storie nostre, nè porlato ad istruirsene, benché di queste si sia accinto a scrivere, non ebbe notizia veruna dello spirito e del carattere del doge Marino Falier, e credette di avere trovato in lui un magnanimo eroe, lutto acceso di zelo per la pairia libertà, tulio propenso al bene del popolo ed al volerlo sollevare dalla pretesa tirannia dei nobili, lutto intento a rigenerare a novella vita la sua nazione. Non seppe, che il Faliero, siccome dissi anche poche pagine addietro, faceva servire il popolo a cieco slromenlo della sua sfrenata ambizione, per giungere alla suprema ed assoluta sovranità dello stato, sulla foggia dei piccoli signori, che dominavano a que’ giorni in varie citlà dell’ Italia. Se avesse posto mente alcun poco alle parole dell’ammiraglio Ghisello, nel dialogo da lui stesso copialo, colle parole del Sanudo tradotte dal Muratori, avrebbe conosciuto di che cosa traltavasi e quali ne fossero le intenzioni. « Messer lo doge, se voi volete farvi signore e fare tagliare lutti » questi becchi gentiluomini a pezzi, mi basta l'animo, dandomi voi » aiuto, di farvi signore di questa terra. E allora voi potrele casli-» gare lutti costoro. » Sono pur parole, portale dal dolio storiografo, nella pag. 81 della sua maravigliosa Storia del Consiglio dei dieci. Ma egli è di quegli uomini, i quali, in ogni e qualunque cospirazione contro un governo, non vedono che legittime intraprese a ricuperare i diritti del popolo ed a ristabilire la libertà nazionale: non s'accorgono poi, che lo spirito fondamentale delle rivoluzioni dev’essere misurato sulle intenzioni e sullo scopo di chi ne muove le file o se ne fa condottiero. Perciò egli nominò traditore il Beltrame, che salvò Venezia dalla strage, che le preparava il suo doge, e improperi) al Darù, quasiché con falsi pretesti abbia voluto giuslificare le riprovevoli intenzioni di quel congiurato nel palesarne il filo al Lioni. Odasi come cotesto indiscreto ed ignorante censore ne parli: « Un traditore mandò a monte 1’ impresa » così bene avviata, la vigilia del giorno in cui dovea compiersi. » Certo Beltramo pellicciajo, bergamasco, altro dei cospiratori, t non si sa da quale triste speranze animalo, svelò la congiura