194 LIBRO XIV, CAPO Vili. » escludendoli dalla varea stessa, eh’è riparto di risarcimento de-» gli effetti naufragali, gettati, o derubati sopra le rimanenti merci * avanzate. » Ai marinari, che abbandonassero le navi, era imposta la pena, oltreché del doppio della già ricevuta mercede, siccome costumavasi per l’addietro, anche del carcere a discrezione dei giudici competenti sino all’ intiera soddisfazione del debito : e la medesima pena imponevasi altresì a chiunque fosse riuscito debitore per noli o viaggi non effettuati, ovvero per noli non restituiti, ed altre simili ragioni. E tutte queste leggi marittime erano in piena armonia colle varie leggi della magistratura, che nominavasi Consolato di mare. CAPO Vili. Calamità, che afflissero Venezia circa questo tempo. Parlano lutte le cronache antiche di una grandissima carestia, di una straordinaria mortalità, di un orribile terremoto, che desolarono assai la nostra città. Pare, che la prima sia stata conseguenza della seconda, e che questa seconda non abbiasi punto a confondere colla devastatrice pestilenza, che nell’anno di poi infuriò orrendamente e spopolò, non che Venezia, tutte le più fiorenti città dell’Italia. La mortalità, di cui parlo qui, fece il principale guasto nelle parti di Romania e del Cataio (1), donde poscia propagossi anche tra noi. Ed appunto cotcsta grande mortalità in quelle parti privò di coltivatori le campagne, sicché nell’inverno del 1547 venendo il 13U8 non vi si trovarono più biade da poter spedire a Venezia. Del che vieppiù mi assicurano le parole della cronaca Savina, la quale dice, che nella Romania e nel Cataio la mortalità aveva fatto grandi guasti due anni addietro. (i) Cron. Scivos, rass. ined. della Marciana, class. VII ital., cod. CXXJ* pag.i43 ; e cron. Savina, cod. CXXX1V. pag. 141 » altre.