anno 1346. 189 triplice aspetto mi farò a considerare quello statuto; secondochè, voglio dire, vi furono poste in ordine le leggi civili, le marittime e le criminali. Ed altresì premetterò, che a cinque savj, espressa-mente eletti, venne affidato cotesto incarico : i nomi di loro si leggono nell’ introduzione stessa del libro, che per ordine del benemerito doge composero. Eglino furono Marco Morosini, Marco Lo-redano, Francesco Quirini, Benedetto da Molino e Marco Giustiniano, tutti e cinque procuratori di san Marco. Addì 26 novembre 1346 il doge Andrea Dandolo pubblicò, per mezzo delle solite formalità, il detto libro FI dello statuto (1) composto di ottanlaquattro capitoli : i primi venti sono di aggiunte e correzioni al primo libro dello statuto antico ; i quattro, che seguono, lo sono al libro II ; altri venti al III ; altri quattordici al IV e al V ; poi ne vengono dieci pei capitolari de’ giudici di Petizione, del Proprio, del Forastiero, del Mobile, de’ sopra Consoli, del Procuratore; poi nove per lo statuto nautico, sei pel Maleficio, e l’ultimo contiene la riserva del maggior Consiglio di dichiarare e sciogliere le dubbiezze, che fossero insorte entro due anni, circa l’intelligenza del libro medesimo. È assai probabile, che in quegli stessi anni se ne facesse la versione volgare, di cui nella biblioteca Marciana conservavasi un antico manoscritto, che io reputo contemporaneo, e su cui ha parlato il Foscarini, nel primo libro della sua Letteratura veneziana (2). Nella compilazione di queste correzioni ed aggiunte, cinquan-taselte capitoli appartengono strettamente a leggi civili, e regolano 1’ alienazione dei beni ecclesiastici, le tutele, le doli, i testamenti, le successioni, ì contratti di locazione e di vendita, e in qualche ( i) Giova qui il notare, che taluni erro- dici anni avanti ebe queste correiioni ed neauienle attribuirono la compilazione di aggiunte si pubblicassero. Nè da verun do- queste leggi al dottissimo gmresconiullo cumento si è potuto finora avere notizia. Riccardo Malombra, il quale bensì viveva a ch’egli, e non il Dandolo e non i cinqu« que’tempi, era grande amico del nostro savi sunnominati, lavorasse quel libro. Andrea Dandolo, ed aveva anche la carica (a) Pag. 18. «li Consultore in legge; ma era morto do-