anno 1348. 203 portato colà ed ai cimiteri dei conventi, delle chiese, degli ospedali, il fango proveniente dallo 9cavo dei canali, e con esso ne fosse alzato il terreno per guisa, che le pioggie e l’imminente caldo estivo non avessero a cagionarne le temute esalazioni. Ne fu raccomandata l’esecuzione ai capi de’sestieri, con pienissima autorità di operare tuttociò che all’uopo fosse loro sembralo necessario. Un’ altra legge di questo medesimo giorno ci fa noto un uso, che vigeva allora in Venezia, ed era, che i poveri, per accattare, tenevano in casa i cadaveri, e, col pretesto forse di suffragarne l’anima, oppure di farli sotterrare, chiedevano limosina ai pietosi cittadini. La quale usanza fu in tal giorno severamente abolita, e ne fu raccomandata la viglianza ai Signori di notte, ai capi de’ sestieri ed ai custodi di questi. Da un decreto del di 5 giugno rilevasi, che il crescente infierire della mortalità aveva reso necessaria la destinazione di altri luoghi per seppellirvi gli appestati ; e vi furono stabiliti sant’ Era-simo e san Martino in Strata, ossia Campalto. Fu proibito il condurre a Venezia gli ammalati di altrove, sotto pena di carcere, di confisca della barca, su cui vi fossero stati condotti, e di altri castighi ad arbitrio dei capi de’ sestieri. Nel di 1 1 giugno fu decretato, che per allontanare con opere di misericordia il flagello, il quale vieppiù sempre infuriava, si dovesse far grazia e perdonare o in tutto o in parte ai carcerati per debiti verso lo stalo. E nel giorno dopo furono prese delle misure, perchè il maggior Consiglio non avesse a venir meno a cagione della grandissima mortalità, la quale aveva rapito sì enorme numero di nobili, che neppure se ne potevano radunare quaranla (1); fu perciò stabilito, che altri vi si eleggessero, e che il doge, i consiglieri suoi ed i superstiti del Consiglio dei dieci avessero facoltà di eleggere que’ che mancavano per compiere il numero di esso Consiglio (i) Nec possint habtri quadraginta.