anno 1380. 461 tenne più sinodi provinciali. In uno di essi, nel 1327, pubblicò 1’ unione, che aveva ottenuto dal papa, della chiesa di santo Bartolomeo colla mensa del patriarcato gradese, tolta dalla dipendenza del vescovo di Castello. E, lui morto, gli venne dietro nell’anno 1332, Dino de’ conti di Radicofani, toscano, trasferito, dopo un quinquennio all’ arcivescovato di Genova. Gli fu surrogato 1337, Andrea Dotto, ch’era stato prima pievano di san Martino in Venezia ed attualmente era vescovo di Chioggia, dalla cui sede fu trasferito al patriarcato di Grado. Sì nel tempo del suo vescovato di Chioggia, siccome anche negli anni del suo patriarcato di Grado, continuò a possedere in commenda anche il beneficio parrocchiale di san Martino; nè gli fu dato successore in quella cura se non dopo la sua morte. Egli cominciò il primo, nell’anno 1342 a’ 24 di dicembre, ed esercitare il diritto di nomina sulla parrocchia di san Bartolomeo ; perché sino a quell’ anno aveva vissuto l’ultimo parroco eletto dal vescovo castellano. A’ giorni del suo pastorale governo sorsero discordie tra lui e il suindicato vescovo a cagione dei diritti di decime. 1351, fra Fortunerio Vaselli, francese, già generale dei francescani e poi arcivescovo di Ravenna, di cui tenne l’amministrazione anche dopo essere stato eletto patriarca. Egli viveva tuttora nel 1359, quando il papa Innocenzo VI incaricò il vescovo di Jesolo ad adoprarsi per tranquillare le discordie insorte col vescovo castellano per le decime. Fortunerio morì in Padova, nell’anno 1361, mentre