anno 1192. 79 » sto. • Sulle leggi commerciali di quell’ età si può consultare 1' erudita narrazione del nostro Manin sulla Giurisprudenza veneta, la quale forma parte deir opera municipale di Venezia e le sue lagune (1). CAPO XII. Enrico Dandolo è fatto doge. Dopo la morte del doge Mastropiero, si fermarono per la prima volta i consiglieri ducali nel palazzo, sino all’ elezione del nuovo doge : la quale elezione si compì colle forme stabilite in addietro, cioè per mezzo dei quaranta elettori. Fu scelto quello stesso, di cui altrove ho parlato (2), eh’ era stato mandato ambasciatore a Costantinopoli nell'anno 1171 e che della crudeltà del Comncno era stato quasi acciecato : Enrico Dandolo. Vecchio di età e cieco degli occhi, era giovine e perspicace di mente : egli era destinato a rendere glorioso il nome veneziano collo strepito delle vittorie, assai più che non lo avessero illustrato i suoi magnanimi predecessori con tante imprese stupende. Le prime sue mosse, appena innalzato alla ducale dignità, furono di por freno ai veronesi, che molestavano in più guise il commercio dei veneziani su per l’Adige. Ne riuscì facilmente inten-dicendo ai nostri il traffico e le relazioni con loro : solita misura di prudenza della repubblica, ogni qual volta, senza adoperare le armi, voleva ridurre al dovere i molesti vicini. E la misura riuscì efficacissima, perchè i veronesi, non potendo sostenere la privazione dei tanti oggetti di necessità, che ricevevano dai veneziani, spedirono deputati a chiedere al doge istantemente la pace. E ne fu eretto pubblico documento. (1) Nella I parte del voi. I. uno sbaglio inavvertentemenle sfuggitomi (2) Nel lib IV, cap. XXI, pag. 479 del dalla penna; cioè, che il Dandolo colà finisse voi. I: ove pei altro in1 è duopo correggere la sua vita nel carcere.