anno 1242. 283 Parve loro, che questo fosse il momento di farlo, e lo fecero. E sebbene avessero scacciato, come dissi teste, il veneziano governatore, si impadronirono però delle persone e degli averi di tulli gli altri privati, che là dimoravano, e se li trattennero quasi in ostaggio, per guarentirsi contro qualunque mossa ostile avesse potuto provocare sopra di loro 1’ inquieto loro contegno. Chiunque scrisse sino al giorno d’ oggi la storia della repubblica di Venezia, non potè a meno di non qualificare queste mosse degli zaratini, come altrettante sacrileghe violazioni del giuramento di fedeltà alla sovrana signoria della repubblica, a cui la forza delle armi avevali assoggettati : nessuno osò dirle, quali erano veramente, altrettanti sforzi, benché inopportuni, per riacquistare la perduta libertà e indipendenza, a cui per legge di natura , ha diritto ogni popolo. Ma si consideri, che tutte le storie di Venezia fin qui conosciute, furono date in luce sotto gli occhi della prevalente sovranità, e molle altresì da penne stipendiate dalla medesima. E come potevano allora pronunziare quella verità, che oggidì si conosce da tutta quasi 1’ Europa? Sbagliarono poi gli zaratini quanto al modo di scuotere il giogo della veneziana signoria; perciò, aperti gli occhi, conobbero la propria debolezza e stesero le braccia all’ assistenza straniera. Chiesero da prima 1’ assistenza dell’ imperatore tedesco ; ma le loro istanze riuscirono vane. Si rivolsero allora al consueto loro rifugio, che li soleva assistere per diventarne il padrone, al re di Ungheria. Vi regnava allora Bela IV (1), successore di Andrea II, il quale prese la città bensì sotto la sua protezione, ma non la potè assistere con forle e numeroso presidio, come avrebbero voluto le circostanze, perché il suo regno devastato dai tartari aveva bisogno aneli’ esso di assistenza e di presidio. Tullavolta gli zaratini poterono rifabbricare le loro mura, demolite dalla parte del mare, e porsi in istato (i) Non già, come scrissero alcuni, Sle- blica. il quale porla il nome di Bela e non fano IV : abbiamo nel codice Trevisaneo di Stefano, il successivo trattato di pace colla repub-