170 LIBRO VI, CAPO Vili. Cadd’ essa esangue : e al suo cader repente Noìi una vergiti sola in ceppi avvinta (1), Ma le intiere città per te fur salve. Or se dall’ Africa era portata a Costantinopoli colesta immagine, nel 610, ragion vuole, che più addietro di quest’ anno se ne abbia a ripetere 1’ origine : nè, per verità, saprei dire di quanto la si dovrebbe anticipare. Dal medesimo scrittore, contemporaneo e testimonio di vista, ci è fatta conoscere un’ altra circostanza, in cui Costantinopoli andò debitrice della sua salvezza a questa immagine veneranda. E fu nell’ anno 626, nel mentre, che l’imperatore Eraclio combatteva in Persia. Nel qual anno una grossa banda di quei barbari, condotta da Sarbaro ed unita ad altri trenta mila schiavoni, bulgari, sciti ed avari, andò ad accamparsi sotto le mura di Costantinopoli il di 29 luglio, e all’ indomani ne intraprese 1’ assalto. Ma questo riuscì vano per ispeciale protezione del cielo ; perchè il patriarca Sergio, portata in processione divota per la città e sulle mura la sacra immagine di Maria, ottenne quel trionfo, che non avrebbero potuto ottenere le poche soldatesche, da cui era presidiata la piazza : e fu un trionfo sì pieno, che i barbari furono tutti fatti a ^>ezzi ed affogati nel mare. Anzi, a perpetua memoria di un avvenimento sì prodigioso, fu istituita dai greci una festa solenne, che sino al giorno d’ oggi si celebra, il sabbato dopo la quinta domenica di quaresima : « ed in essa, dice 1’ eruditissimo nostro Molin (2), si » canta il celebre inno Acatisto, così detto dall’ uso che hanno i » greci di recitarlo lutto standosi in piedi (3), in memoria di quella (ì) Siccome Perseo, che salvò la sola che vuol dir sedere, è formato il vocabolo Andromeda. àxaSiaroiy che i greci attribuiscono a que- (2) Dissert. cit. cap. XI, nani. 111. sto inno. (3) Da a particella negativa e