anno 1275. 455 notizia, lutti ad una voce domandarono che si vendicasse colesta violazione dei patti, la quale non poteva non essere avvenuta che di consenso del governo di Genova. Tuttavolta la repubblica, per non operare sconsigliatamente, pensò di mandare colà deputali a pretendere soddisfazione dell’ atto e restituzione della nave tolta ; e, se non 1’ avessero ottenute, a dichiarare, che, essendo stati rotti i patii della tregua, si riassumerebbe la guerra. Ma il governo di Genova, fosse stata leale o no la sua condotta nell’avvenuto, assoggettò a punizione i comandanti delle galee che avevano attaccato la nave, e feccia restituire ai veneziani nel medesimo stato, in cui era allorché fu presa. Per tal maniera andò sopita ogni cosa. Secondo 1’ ordine dei tempi dovrei qui ricordare le differenze insorte in alcune città dell’ Istria, a cui prese parte il patriarca aquilejese; ma poiché queste assunsero un carattere mollo più grave in appresso e finirono col vantaggio dei veneziani sotto il dogato del successore del Contarmi, perciò ne differisco sino a quel tempo il racconto, ed intraprendo ora a narrare ciò che in questa età succedeva. CAPO XXXII. Guerra contro gli anconitani. Era morto, siccome dissi poco addietro, il papa Gregorio X nel gennaro dell’anno 1275, e il brevissimo pontificato di tre successori di lui ; Innocenzo V, che durò cinque mesi, Adriano V, che visse trentotto giorni soltanto, e Giovanni XXI, che governò tre mesi ; aveva tenuto in sospeso tutte le cose dell’ Italia. Gli anconitani intanto covavano nell’animo il desiderio della vendetta per l’affare della contrastata gabella sulle mercanzie nel Golfo : ed affret-tavansi a procurarsela. La guerra adunque si accese tra loro e la nostra repubblica. Della qual guerra è notevolmente discorde il racconto, se lo