10 LIBRO V, CAPO I. si persuase non potervi più rimanere alcun dubbio sulla realtà della scoperta (1). Sapevasi già da tutti generalmente, che il papa, dopo la sua partenza dalla Puglia, era scomparso affatto, ned era noto a chicchessia dov’egli si fosse ricoverato : sicché il trovarlo cosi all’ impensata dovevasi riputare un avvenimento di somma rilevanza. Corse pertanto il francese a chiedere secreto colloquio al doge Sebastiano Ziani, e gli manifestò la scoperta. Ne dubitò assai in sulle prime lo Ziani, nè sapeva se dovergli credere, ovvero riputarlo pazzo o bugiardo. Lo interrogò pertanto in più guise, ne pesò diligentemente le deposizioni, e in fine conchiuse non esservi luogo a dubitarne. Con prudente consiglio, fe^e trattenere in una stanza del palazzo ducale 1’ apportatore della scoperta, sì perchè non se ne divulgasse la notizia per la città, e sì perchè il papa, (i) 11 Laugier, lo disse anch’ egli fuggito, «con abito mentito, a Zara in Dalmati zia, e venuto poi a Venezia pure trave-» alito. « Ed aggiunge: « Dicono alcuni, » che fu alloggiato in una casa di carità, » comi un povero prete cui si facesse limo-» sina. « Probabilmente questo slorico lo disse alloggiato in una casa di carità, perchè non seppe esservi stato in Venezia il monastero e la chiesa di santa Maria della Carità. —11 Darù invece, vieppiù inesatto, racconta, che il papa si mantenne in Venezia « nel più rigoroso incognito, fino, n dicesi, a passare una notte alla porta di » un monastero dove era stato ricoverato n siccome un povero prete. « Ma, s’egli v’ era stato ricoverato, come aveva bisogno di passarvi una notte alla porta? Qui è confusa, a mio credere, la notte che passò a santo Apollinare, ove non fu mai monastero, coll’asilo che trovò nel monastero della Carità. — L’annotatore della cronaca del Dandolo, eh’ è nella biblioteca Ambrosiana di Milano, introduce un terzo sbaglio ; ed è, che Alessandro 111, la prima notte del suo arrivo a Venezia, abbia dormito alla porta della chiesa di san Salvatore, e che poscia per tre giorni sia rimasto incognito nel monastero della Carità. Le nostre tradizioni invece nominano, come anch’ io ho notato, la chiesa di santo Apollinare, e l’annotatore la confuse con san Salvatore, che a’ è ben discosta, alternando forse col titolo di quest’ altra chiesa di Venezia il titolo de1 canonici regolari della Carità. Ed anche tra gli storici nostri si trova qualche discrepanza sull’ incognito di cui si coprì il papa : il Sabellico, a ca-gion d’esempio, e il Sanudo, lo dicono travestito da cuoco: il Dandolo riferisce la circostanza del travestimento soltanto come adottata da taluno; ma cita egli stesso un documento della curia romana, nel quale si narra e la fuga e il travestimento. I più lo dicono celato sotto le sembianze di cappellano, e ciò sembra più ragionevole e più adattato alla sua pontificale condizione.