4 LIBRO V, CAP. HI. del bucintoro (1). Ed eccomi ad esporle sull’ autorità degli antichi ceremoniali. CAPO III. Sposalizio del mare. Per andare a questa pomposa ceremonia il doge servivasi del bucintoro ; unica circostanza, in cui lo si adoperasse. Egli vi entrava preceduto da cinquanta comandadori, ossia fanti, dagli scudieri, dallo scalco maggiore, dal maestro delle ceremonie e da sei cappellani, che si dicevano impropriamente canonici della basilica di san Marco, da quattro sccrelarii e dal gran cancelliere. Lo accompagnavano gli ambasciatori dei principi e tutta la serenissima signoria ; lo seguivano varii altri magistrali, i quali, coll’ andare dei secoli, si moltiplicarono, di mano in mano che le loro magistrature venivano istituite. Erano essi, negli anni del miglior fiore della repubblica, i seguenti : il giudice del proprio, sei consiglieri, tre capi di quaranta, tre avogadori di comun, tre capi del consiglio dei dieci, due censori, il reggimento dell’ arsenale, a cui davasi posto distinto e presiedeva agli ordini da darsi all’ ammiraglio. In seguito a questi venivano le altre magistrature, dei provveditori di comun, sopra gastaldo, sanità, rason vecchie, rason nuove, sopra camere, camerlinghi di comun, sopra conti, sopra officii, sopra dazii, legne, cattaver. Poi erano dieci savii, il castellano di san Felice di Verona, quello di Brescia, l’officiale di Malamocco, il podestà di Tor-cello, il capitano della nuova cittadella di Corfù, e i due che portavano lo stocco del doge, ossia la spada, che, pel privilegio testé commemorato, i dogi facevano portare dinanzi a sé. Di tutte le magistrature, che qui nominai, esporrò le attribuzioni, quando di mano in mano dovrò ricordarne l’istituzione. (i) Ved. nella pag. 2iJ4 « spg- del voi. I.