12 LIBRO V, CAPO II. Alessandro III. Alle quali preghiere dei veneziani ambasciatori, contrappose il feroce tedesco parole di collera e di dispetto. « Ri- * tornate, disse, al vostro principe e al vostro senato, e dite loro, » che Federico imperatore dei romani reclama un fuggitivo, eh è » suo nemico. Se non lo consegnano fin da principio, i veneziani » si dichiarano sull’istante nemici dell’impero, ed io punirò questo • insulto venendoli ad assalire per mare e per terra, e pianterò le » mie aquile vittoriose, contro ogni lor credere, dinanzi alla basi-» lica di san Marco (1). » A quanto sdegno suscitassero questi orgogliosi accenti la veneziana repubblica, è più facile l’immaginarlo che il dirlo. Furono questi il segnale della guerra tra lei e l’imperatore. Allestì egli una flotta di settantacinquc galere, formata degli aiuti, che a lui prestarono i pisani e i genovesi suoi aderenti ; ne diede il comando al suo terzogenito Ottone, giovane vivace e coraggioso, che contava appena da 18 in 19 anni. Venezia non potè opporgli, che una flotta di trenta navi, delle quali il doge in persona assunse il comando. Nell’ atto del suo partire dalla capitale, per andarsene al combattimento, il papa gli presentò una spada d’ oro, invocando la celeste protezione al felice riescimcnto della magnanima impresa. E fu da questa circostanza, che i dogi di Venezia ebbero il privilegio di far portare dinanzi a sè, in tutte le pubbliche e solenni comparse. una spada, a somiglianza degl’ imperatori. Le due flotte s’incontrarono tra Pirano e Parenzo, nel luogo nominato Salvore o Salljore. Era il giorno dell’Ascensione. Le forze, per verità, erano affatto ineguali, perchè quelle di Federigo oltrepassavano di una volta e mezzo quelle dei veneziani. Ma un vento, che soffiava fortissimo, era assai favorevole a questi. Si venne alle mani. La vittoria restò indecisa per sei ore di orrenda strage: alla fine si dichiarò a favore dei veneziani. Quarantotto galere tolte ai nemici e il figlio stesso di Ottone preso tra i moltissimi prigio- (i) Presso il Dandolo, nella Cron.% e presso il Sabellico, jRer. veneti lib. vhi.