anno 1265. 357 anche accinto a tentarne la riuscita, se non lo avesse trattenuto la considerazione, che dopo scacciali dall’ isola i veneziani, non avrebbero i candioti bastante forza militare per impedirne il ritorno e per difendersi dagli attacchi esterni, che loro sarebbero certamente sopravvenuti. Tuttavolta dichiarò, non volerne così tosto abbandonare il progetto ; bensì doverlo pigliare tranquillamente ad esame e maturarlo con prudente sagacità, prima di venirne ad una qualunque risoluzione. In capo ad alcuni giorni, i greci ritornarono a lui per rinnovarne le istanze; ma Alessio con molta destrezza ed eloquenza se ne liberò, e li persuase a rimanere tranquilli, maneggiando sempre il primo argomento, eh’ eglino, scacciali pur anche i veneziani, mancavano di forze per mantenersi nella ricuperata libertà. Senza truppe, senza flotta, senza munizioni da guerra, senza cassa di denaro da sostenerne le spese gravissime, come potersi difendere dai principi vicini, dai genovesi, dai veneziani stessi, i quali non si sarebbero certamente lasciato sfuggire di mano un possesso di tanta importanza? Tutta la riuscita della loro impresa; per felicissima che fosse pur loro riuscita ; sarebbesi ridotta a dover poco dopo ricadere sotto la servitù di un altro conquistatore, seppur non fossero ritornati sotto il dominio dei veneziani. Perciò, anziché cangiare servitù, meglio era continuare ad esser sudditi della repubblica di Venezia, il cui governo avevano speriinentàlo sempre appoggiato alla dolcezza e alla giustizia. Del che molte prove avevano avuto nelle ripetute loro sollevazioni, delle quali non s’c-rano mai vendicali i veneziani, coll’ aggravare il giogo loro o col sottoporli a pene o a tributi. Per luttociò opinava il Calergi e stu-diavasi con ogni impegno a trarre nella sua opinione anche i greci, doversi, cioè, continuare nella fedeltà e nella soggezione ad un dominio meno d’ogni altro pesante. E i greci, infatti, se ne persuasero ed abbracciarono il suo consiglio. Della quale lealtà del Calergi fatto consapevole il senato di Venezia, decretò, eh’ egli, la sua famiglia a tutti i suoi discendenti