290 MBilO Vili, CAPO III. che furono di poi castigati coll’ estremo supplizio : uè disciolsero gli attruppati. Ma la calma non fu che apparente : la rabbia, quanto è più soffocala, tanlo più ribolle violentemente finché possa ottenere il suo sfogo. Vi cooperò, in capo ad un anno, l’ambizione de’due fratelli Giorgio e Teodoro Corlazzo, i quali volevano alla sovranità veneziana sostituire la propria; e potenti e stimati com’erano in tutta l’isola, non durarono fatica ad unire insieme un grosso corpo di truppe a piedi e a cavallo, e di appostarsi nelle montagne, per intraprendere di colà la spedizione ideata. Il duca Marin Zeno, eh’ era succeduto ad Andrea, non se ne stette inoperoso : uni le sue truppe e marciò contro i ribelli. Ma questi gli avevano teso una imboscala, ove fu sorpreso ed ucciso con molti de’ suoi uffiziali ; sicché i candioli, prendendo sempre più di coraggio, sempre più formidabili si rendevano. Perciò più volte riuscirono vani i tentativi delle truppe venete comandate dai successivi duci Marin Moro-sioi e Pietro Zeno, i quali gli attaccarono bensì, ma non ne poterono mai ottenere vcrun vantaggio. Alla fine, dopo lungo spazio di tempo c dopo molli scontri sanguinosi, riuscì al duca Marin Grade-nigo, che venne dietro a Pietro Zeno, di attaccarli vigorosamente e riuscirne vincitore. I due fratelli Corlazzo fuggirono dall’ isola per non rientrarvi mai più : i loro seguaci furono costretti ad implorare pietà ed abbandonarsi alla discrezione del vincitore. Alcuni pochi, che apparivano più colpevoli, furono impiccati ; agli altri fu fatta grazia. ¡Ved erano questi che i primordii di una più feroce guerra, che i candioli macchinavano, per emanciparsi dalla servitù della repubblica veneziana. Imperciocché, mentre tutte queste cose avvenivano in tutto lo spazio di oltre a tre anni ; dacché, cioè, la magistratura del duca era caduta in sospetto circa i due colpevoli di omicidio ; un potente, che godeva altissima stima nella nazione, e che per nobilita e per ricchezze precedeva ogni altro dell’isola, andava meditando in secreto e con sagace politica, quale potrebb’ essere il