259 conveniente all’ effetto, la bella narrazione del-« le sue avventure nell’ atto primo, ma esagerò alcun poco nell’intonazione della voce nel-l’incontro e nella scena di Medea nell’atto terzo. Quella declamazione e quel vociare non ò nò secondo la tragica dignità, nè secondo la bella natura, giacché 1’ attore non deve mai perder di vista che non si tratta solo d’imitare la natura, ma la! più bella natura. Del Paladini si sa che ha nome d’ ottimo, ed ò fra gli ottimi attori del Teatro italiano ; pochi a lui si assomigliano per l’intelligenza, per la forza, per la scenica dignità ; benché finora, s’ intende in questa stagion^. non sostenesse nessuna parte in cui potesse mostrarsi l’attore. Fra le novità della compagnia ò il De-Rossi, che svesti le spoglie dei brillanti per assumere quelle dei caratteristi, nelle quali e-gli è pure quell’ attore brioso e vivace ch’era nelle altre : solo si desidererebbe, cosa che notammo già altre volte, e eh’ ora per la novità del cimento s’è fatta ancor più sensibile, eh’ egli studiasse o almeno sapesse un po’ più la sua parte. Nel Ludro ei s’ alzò d’ un grado: da scolare di Bon si fece il Bon medesi-