anno 1202. 97 di opporre tanto più ferina resistenza, quanto conosceva di non poter isperare perdono dai veneziani, a cui per la quarta volta erasi ribellata. I crociati, conoscendone i molti vantaggi, riputarono di somma difficoltà il riuscire nell’ impresa, e sgomentavansi all’ idea di doversi intraprendere un assedio assai lungo. Queglino poi, che sino da principio vi si erano mostrati avversi, decidevano assolutamente, essere la città inespugnabile. Ma il doge Dandolo, non curando per nulla cotesti effetti della loro pusillanimità, ordinò alle truppe Io sbarco, e all’ indomani si accinse all’ assalto. Si sforzò T ingresso nel porto e ne fu rotta la catena ; quindi si disposero le truppe in giro alla città per incominciarne in un sol tempo l’impresa. E già le mura incominciavano a spezzarsi per 1’ urto impetuoso delle macchine; e si, che gli abitanti di Zara, dimentichi del loro giuramento di morire piuttosto che cedere, inviarono deputali al campo per capitolare. E il doge aveva anche acconsentito a perdonar loro il delitto della ribellione, ed aveva promesso di piegarsi a condizioni di pace. Ma la malvagità dei traditori crociati rovesciò ad un tratto ogni progetto e contratto. Imperciocché queglino stessi che si ascrivevano a scrupolo il far guerra con chicchessia, tranne cogl’ infedeli, assicurarono i depu-lali della ciità, non aver essa a temere per parte dei francesi, perché lettere pontificie, arrivate di fresco, vietavano ai veneziani di proseguir nell’ impresa. Tanto bastò, perché gli zaralini si ponessero con più fiducia sulla difesa, né più mandassero ambasciatori a trattare di pace. Alla testa di quelli, che disapprovavano quesla guerra, trova-vasi il cisterciese Guido abate di Vaux di Cernai, il quale riputava un delitto contro la religione tuttociò che potesse ritardare il viaggio dei crociali verso la Terra santa. Egli aveva grande influenza sull’animo di molti, era eloquente, e sapea valersi all’uopo delle preghiere, delle esortazioni, delle minaccio, per indurre altrui al proprio partito. Egli, nel mentre che i principi stavano radunati col doge e discorrevano sul piano militare da stabilirsi, entrò in voi. ii. 13