ANNO 1260. 341 Venezia, aveva partorito pochi mesi dopo la partenza dei due viaggiatori : se "1 presero seco e proseguirono il loro cammino sino al compimento della loro incumbenza. 1 viaggi dei due fratelli, e quelli, che intraprese in seguito Marco Polo, formano interessantissima parte della nostra storia ; essi furono descritti da Rusliciano da Pisa, che nell’ anno 1298 si trovava in carcere a Genova con Marco, e che dalla bocca stessa di lui ne potè avere precisa informazione. In poche parole io ho narrato quelli del padre e dello zio di Marco ; ma più distesa e minuta narrazione, per verità, esigerebbero. Al qual uopo riescono opportunissime le parole dello storico sunnominato ; ed io le tolgo dal libro stesso dei viaggi, tradotti recentemente da Vincenzo Lazzari e pubblicati dal dotto secretano dell’istituto veneto delle scieuze Lodovico Pasini (1). Di quelli di Marco Polo; perciocché le sue vicende vanno a legarsi cogli avvenimenti della guerra coi genovesi in fine del secolo, di cui parlo, ne dovrò fare in altro luogo il racconto. Così adunque ci narra dei due viaggiatori fratelli Ilu-stieaino da Pisa. » — Nel tempo che Baldovino era imperatore di Costantinopoli, 1’ anno MCCLX, messer Nicolò Polo padre di messer Marco, e messer Matteo Polo fratello di Nicolò, savi ed avveduti uomini, si trovavano a Costantinopoli, giuntivi da Venezia colle loro merca-tanzie. E quivi dimorali alcun tempo, deliberarono di andarsene al Mar Maggiore per far guadagni : perciò comperate molte gioie, partirono da Costantinopoli sopra una nave e andarono a Soldachia. » Si trattennero a Soldachia qualche tempo, indi risolsero di più inoltrarsi fra terra ; e si misero in cammino senza trovar avventura cui memorar giovi, e tanto cavalcarono che vennero alla residenza di Berca Can, signore di una parie de’Tartari, che teneva suo seggio a Bolgara e a Sara. Berca fe’ grande onore a messer Nicolò ed a Messer Matteo, e della lor venuta mostrò grande allegrezza. I due fratelli gli donarono tutte le gioie che avevano recate : (i) Venezia 1847, pag. 5 e seg.