136 unno v, capo xxv. I’ incanto del suo sguardo. 1’ arco delle sue ciglia così maestrevolmente disegnale, e tutte le grazie clic ne adornavano la persona. Ma tu, Elena, figliuola di Tindaro, bella per istraordinaria beltà, opera degli amori, cura di Venere, il più ammirabile dono della natura, premio della vittoria proposto ai greci cd ai troiani, ov’ è mai il Nepcnte, il rimedio destinalo a cacciare in bando ogni specie di tristezza, che altre volte ti venne dato dalla moglie di Toan-le ? Ove sono que’ filtri alla cui forza non è possibil resistere ? Perche allora non ne usasti come avevi fallo un’altra volta ? Ma io ben lo comprendo, il tuo destino inevitabile era di diventar preda delle fiamme ; Elena, tu, la cui sola immagine iacea provare le fiamme d’ amore a chiunque ti contemplava. Per avventura io potrei dire, che i discendenti di Enea ti condannarono al fuoco, per vendicare su di te llione consumato dal fuoco, eh’ era stato acceso da’tuoi amori ; ma il furore dell’ oro ond’ essi erano investili, quel furore che fece loro distruggere in ogni luogo i più maravigliosi capo-lavori delle arti, non mi permette di crederlo nè di scriverlo. Ciò, che io posso veramente dire, si è eh’ essi dividonsi dalle loro mogli e le cedono ad altri per alcuni oboli e che senza posa sono intenti al saccheggio od a giuochi di ventura ; che s’ armano e combattono gli uni contro gli altri con insensato e furioso ardore, non già con valore saggio e prudente ; mettono per premio della vittoria tulloeiò che posseggono, senza eccettuarne le giovani spose, clic hanno dato loro il piacere d’ essere padri, nè la propria loro vila, tanto caro e prezioso tesoro per tulli gli altri uomini, per la cui conservazione non v’ ha nulla, eli’ essi non siano pronti ad intraprendere. Gli stessi barbari, uomini senza lettere, conosceano, anzi ripeteano que’ versi, che vennero già composti per te : ......Biasmarsi I Trojani e gli Achei certo non denno Se per costei sì diuturne e dure Sopportano fatiche. Essa all’ aspetto Veracemente è Dea.