anno 1272. 405 » quale andata verso Primaro per espugnare il detto bastione • ovvero castello fatto fare per loro appresso sant’ Alberto, nulla » poterono operare. E pare che fino il doge ci andasse in persona. » Ma i bolognesi lo difendevano con più di quattromila persone ; ■ sicché erano sempre superiori a’nostri. 3Ia il terzo anno fu fatta • un’ armata molto grossa, capitano Marco Gradenigo, e ruppe i » bolognesi e fece rovinare il detto castello, siccome dirò qui sotto » cioè che i bolognesi furono contenti di far pace coi veneziani, ed » eglino insieme rovinarono il detto castello fatto alla bocca di Pri-» maro, e la custodia delle rive del Po si contentarono che fosse » de’ veneziani. » Quanta diversità e contraddizione ! Ambasciatori scambievoli ci nomina il Sanudo ; mentre il Ghirardacci tace di quelli spediti da prima dai bolognesi e ricorda quelli soltanto inviali dai veneziani a Bologna. Chiude il Ghirardacci la serie dei combattimenti tra le due nazioni rammentando il trionfo, cui il Sanudo lasciò intravedere soltanto in quelle parole, che i veneziani nulla poterono operare, sicché i bolognesi erano sempre superiori ; ma tace poi assolutamente ciò che accadde in appresso, essere stali i bolognesi messi in rotta dai veneziani, allorché, nel terzo anno ; cioè nell’anno seguente 1272, clT era il terzo dacché avevano avuto principio le discordie ; fu fatta dai veneziani un annata molto grossa, di cui era capitano Marco Gradenigo. Più leale pertanto il Savioli racconta il fatto tal quale lo abbiamo dagli storici nostri, e vi aggiunge a miglior corredo ciò che dagli archivi bolognesi potè raccogliere d’ interessante al proposito. Egli adunqne, sotto l’anno 1271; dopo di avere narrato negli anni addietro le discordie per la nuova gabella comandata dai veneziani e per la flotta spedila sul Golfo ad esigerla, e dopo di avere descritto i due campi nemici sulla destra 1’ uno e sulla sinistra 1’ altro del Po ; così ce ne espone le circostanze : « Ed ecco all’ incominciar dell’ autunno, mentre i due » campi alla foce vegliavansi gelosamente, gravar su quello dei » veneti la contagione prodotta dalle intemperie e scemarvisi la