108 LIBRO V, CAPO XVIII. delle case, e nei tri vii e gli scandali della corte, e le vergogne deJ-l’impero. I greci, clic nello stesso tempo erano superbissimi e costumati, conservavano la rimembranza dell’ antica Grecia e di Roma ; però queste memorie, invece di dar loro un nobile orgoglio, manteneano solamente viva nei loro cuori una puerile vanità ; la loro storia di cui andavano tanto superbi mostrava l’eccesso della loro decadenza e della loro miseria. Essi più non davano ascolto alla voce della patria, ed obbedivano soltanto ai monaci, che, impadronitisi del governo degli affari, si guadagnavano la confidenza del popolo e del principe con frivole predizioni e con islolide visioni. I greci si consumavano in vane dispute, che avvilivano 1’ animo, accrescevano l’ignoranza, soffocavano 1’ amor della patria. Mentre 1' armata dei Crocesignati stava per far vela, per Costantinopoli, agitavasi la questione onde sapere, se il corpo di Cristo nell’ Eucarestia fosse corruttibile od incorruttibile : ciascuna opinione avea i suoi partigiani, dei quali si pubblicavano ora le vittorie, ora le sconfitte nel tempo, in cui l’impero minacciato non avea chi lo difendesse. — » CAPO XIX. Soggiorno dei crociati a Corpi : congiura dissipata dal doge e dui signori e dai vescovi. Tal era lo stato dell’ impero greco e della corte di Costantinopoli nel tempo, di cui parliamo, e in cui avevano deciso i crociati di recarsi ad assalire quella città. Era giunta la primavera dell’ anno 1203, e i veneziani e i francesi si risolsero alla partenza. Erasi convenuto, che tutta 1’ armata navale si radunasse a Corfù. Tostochè la flotta toccò le coste della Macedonia, gli abitanti di Durazzo, spaventati alla vista di quell’imponente apparato, uscirono a presentare al giovine Alessio le chiavi della loro città, in attestalo di soggezione e di ossequio, come a legittimo e vero sovrano. E dopo Durazzo, fece altrettanto Corfù : anzi gli abitanti di quest’isola