anno 1203. 155 • non perdona alla turpezza del palio; ammira quella vittoria, ma ■ non può nè deve lodarla. » Del resto, la condotta e le azioni del Dandolo, sì come doge e sì come guerriero, hanno gli merilato le Iodi di tutti gli storici ; uè io saprei scriverne più onorevoli di quelle, che gli tributò lo stesso Laugier, le quali tanto più lo sono, perchè escono da penna straniera e non del tutto favorevole alla nostra nazione. Piacemi pertanto ripeterle colle sue stesse parole (1). « Questo era uno di » quegli uomini rari, che qualche volta il cielo concede al mondo, » per mostrare quanto sia eccellente la natura nelle sue opere, » quando vuole produrre il maraviglioso. Era uno spirito superio-» re, che unì ad idee sempre grandi il giudizio più sano, la saga- • cita più infallibile, la mente più sicura e penetrante. Anima ferma » e coraggiosa, che i pericoli non atterrirono mai, che le contrad-» dizioni trovarono sempre costante, che non si vide mai fermarsi ■ a motivo di un ostacolo giudicato invincibile, nè ritirarsi per una • difficoltà creduta insuperabile. Veramente cittadino, di cui nes-» suno conobbe meglio gl’ interessi della sua patria, nè lì sostenne » con uguale perizia ed ardore : il servire la patria era divenuta • in lui quella passione, che aveva soffocato tulle le altre. Politico » eccellente, seppe maneggiare gli animi e sottometterli alla sua » opinione, non coll’ artifizio spregevole di vili furberie e di fal- • sita, ma con un carattere nobilmente insinuante e con una forza • di persuasione, alla quale non poteasi resistere. Egli seppe va-» lersi di tutte le occasioni per acquistare alla sua nazione la » gloria e il potere, preparando da lungi gli avvenimenti, facendo » nascere accortamente le circostanze, sapendo a proposito valersi » del bisogno che avevasi delle sue forze, facendo concorrere tutti » gl’ interessi stranieri al massimo interesse del suo popolo. Nel » consiglio fu fiaccola, che col suo splendore superava tutti : nei » combattimenti mostrò 1’ intrepidezza del soldato più valoroso e la (i) Slor. Venet., lib. Vii.