anno 1216. 205 opposte ; ne fu commesso l'incarico ad un notaro pontificio, che no-ininavasi Massimo, il quale si portò a Venezia, e, secondo il solito di siffatte cose, tenne indecisa la questione per varii anni. Alla fine, il legato pontificio Pelagio, nell’ anno 1216, con un’ alterigia, non insolita nei romani inviali a quelle parti, e clic rese odioso nella Romania la pontificia autorità, fece annullare la scelta dei due sunnominati e fece eleggere patriarca un altro veneziano, che nomina-vasi Gervasio. CAPO III. Guerra tra padovani e veneziani, per la festa del Castel d’ amore. Sedala così la discordia in Levante, furono i veneziani avviluppati in un’ altra, che diede anche occasione a feroce zuffa, per uno strano avvenimento di quel medesimo anno. In Treviso, ove 1’ affluenza delle dovizie aveva moltiplicato col prosperamento la giocondità e l’allegria, solevasi celebrare una festa, la quale per la singolarità del suo intreccio si nominava la festa del Castello di amore : era tutto propria di quell’ età e della galanteria di que’ secoli cavallereschi. Erigevasi nel mezzo della piazza un castello di legno, elegantemente addobbato di preziosi drappi, di arazzi, di panni d’ oro e di seta, di fiori c di ogni altro genere di sontuosi e ricchi adornamenti. Alla difesa di esso stava un drappello delle più nobili ed avvenenti donzelle della città c dei dintorni, servite da altre, che loro facevano l’uffizio di scudieri, e vestite con tutta la grazia e la delicatezza di una seduttrice eleganza. Gli assalitori del castello erano giovani delle vicine città e della stessa di Trevigi, e vi accorrevano in grande gala, e studiavansi quanto più potevano a conquistar la fortezza, dal debole sesso difesa. Ordinavansi questi in ischiere, e tutti di ciascheduna città si attnippavano sotto la rispettiva bandiera. Le armi scambievoli, con cui combattevano gli assalitori e le difenditrici, erano fiori, aranci,