156 LIBRO VI, CAPO VI. » condona del più sperimentalo capitano. Visse lungo tempo nei » gradi inferiori, e vi fece comparire le virtù, che formano l’uomo » sociale, 1’ uomo probo di onore. Pervenne al supremo grado in » età decrcpila, e vi si distinse con tutte le qualità, che formano » 1’ uomo vigilante senza inquietudine, giusto senza rigore, buono » senza debolezza. Era riservalo a lui solo il vedere gli estremi » momenti della caducità divenire 1’ epoca della maggiore sua glo-« ria. In elà di oltre a novant’ anni, fu generale di una grande » flotta, motore ed agente della più maravigliosa azione di guerra, » che mai si fosse intrapresa : diede battaglie, comandò assalti ; le » sue fatiche, le sue vigilie, le sue imprese rovesciarono un gran-« de impero, decisero della fortuna di due grandi nazioni, e por- ■ tarono la potenza veneziana a quella sublimità di splendore, al • quale sia ella mai pervenuta. Caro a suoi popoli, rispettato dagli # alleati, amato dagl' inferiori, temuto dai potenti ; tutti 1’ onora-» rono siccome un principe degno di comandare all’ intiero uni-» verso, e come un uomo eh’ era la maraviglia degli uomini. » Furongli celebrate pompose esequie, quali si convenivano alla sua dignità ed al suo merito, nella chiesa di santa Sofia, ove anche gli fu data sepoltura. C A P 0 VI. il doge Pietro Ziani : fonna del governo veneziano in Costantinopoli. Accadeva, siccome dissi, la morte del Dandolo a’ 14 di giugno del 1205, e soltanto a’ 22 di luglio ne arrivava la notizia in Venezia. Si procede pertanto alla scelta del successore, a norma degli statuti e del ceremoniale già decretato. Il nuovo doge fu eletto il dì 5 del successivo mese di agosto : egli fu Pietro Ziani, figliuolo del famoso doge Sebastiano. E qui debbo smentire una gratuita asserzione del Laugier, il