ANNO 1203. 115 mano. Il resto della soldatesca era a bordo di grossi navigli, remur-chiati da agili galee. Tutto ad un punto la flotta, al suono di trombe e di militari strumenti, leva 1’ ancora e si muove per lo tragitto. Questo fu eseguito con tutta regolarità e precisione. Ciascun soldato voleva essere il primo ad afferrare il suolo : ciascuno giurava di voler vincere o morire. E già i navigli, senza avere incontrato ostacolo alcuno, all’ opposta riva si accostano. I cavalieri e i baroni, ansiosi di affrontare ogni rischio, si mostrano impazienti di azzuffarsi coi greci, che immobili gli attendono colà schierali. Si lanciano armati nel mare, e coll’ acqua, che loro toccava il fianco, raggiungono il lito. Altrettanto fanno i fanti e gli arcieri : quindi, abbassali i ponti delle pa-landrie, ne sbarcano i cavalli. Salgono in arcione i cavalieri, pongono in resta le lancie ... Ma che ? .... Indarno cercano i nemici in tutto il giro di quella pianura, che poco dianzi vedevasi coperta di armi e d’ armati, I settanta mila greci, che loro stavano a fronte, s’ erano dati alla fuga : l’imperatore stesso avevali preceduti. I crociati cosi impadronironsi del campo nemico, senza veruna difficoltà : ne saccheggiarono le tende ; vi fecero un ricco bottino. Sopraggiunse intanto la notte, e col tenebroso suo velo interruppe il progresso della vittoria dei crociali, coprì l’obbrobrio e la vergogna dei greci. All’ albeggiare del dì seguente fu ricominciata l’impresa. I latini si accinsero a farsi padroni della fortezza di Ga-lata, la quale, stando su di un’ alta collina, dominava tutto il porto della metropoli. Dopo qualche contrasto vi riescirono felicemente. Intanto, che i francesi guadagnavano Galata, i veneziani avevano disposto in ordine di battaglia la flotta dinanzi a Scutari, colle prore rivolte verso il porlo di Costantinopoli. N’ era difeso 1’ ingresso da una enorme catena di ferro e da venti galere, che formavano tutta 1’ armata navale del greco imperatore. I primi sforzi, che fecero i veneziani per rompere la catena, parvero inutili ; ma finalmente la loro perseveranza ne fu vincitrice. Perciocché gli speroni delle grosse navi, che da un vento propizio erano spinte contro