anno 1206. 163 cavalli, soggiunge, eh’ essi poi « sempre fruito della vittoria, furono » mossi più di una volta per 1’ ingrandimento delle nazioni. Cosi » vennero recati a Venezia alla caduta del greco imperio ; così • abbandonarono la città nostra allorquando ebbe fine tanto gloriosa » repubblica, e così rividero di nuovo questo patrio cielo al vol-» gersi della napoleonica sorte. » E infatti, nel 1797 furono trasferiti a Parigi, e nel 1815 vennero ricondotti a Venezia. CAPO Vili. L‘ immagine della Vergine Nicopeja. Vengo ora a dire dei sacri tesori, che, nella medesima circostanza, il podestà Marin Zeno inviò da Costantinopoli a Venezia : e primieramente della veneranda Ancona od immagine di Maria santissima, soprannominala la Nicopeja. Essa primieramente non deve essere confusa coll’ altra immagine della stessa Vergine, la quale si conservava in quella stessa metropoli, nella chiesa del monastero degli Odegi, e che perciò nominavasi Odigetria, o, come i greci la pronunziano, Odigitria (1). Questa, di cui parlo era una immagine veneratissima in Costantinopoli, la quale i greci imperatori facevano portare dinanzi a sè nelle battaglie, ed era come il segnale delle vittorie, e pecciò con siffatto titolo nominavasi. Questa, non già toccò in sorte al Dandolo nella divisione del bottino, dopo la conquista dell’ imperiale città ; ma cadde in poter dei latini, prima ancora di quel tempo, nella zuffa, eh’ ebbero con Murzuflo i crociati, alla cui testa in quel momento stava Arrigo fratello di Baldovino. Imperciocché, avendo esso Arrigo sorpreso co’ suoi soldati Filea, città (i) La confuse il primicerio di san Marco, secoli nella ducal Chiesa di san Marco Giovanni Tiepolo, in un suo Trattato del- della città di Venetia, stampato nel 1618, V immagine della gloriosa Vergine di- in occasione, che ne fu eretto il magnifico pinta da san Luca, conservata già molti altare.