■ anno 1177. 57 2 cangiò parere, e smentì ciò che avea detto. Irremovibile il senato dalle sue massime, e sempre più costante a difendere in qualunque modo i suoi giusti diritti, non dando retta a parenesi, non a trattati, a maneggi; lo fe’pentire quasi nel momento d'avere esaltato il merito de' nostri maggiori. Con un giuoco di mano cominciò dall'insidiarne la fama d'una gloria, ch'egli fu il primo ad I esaltare, scritta, celebrata, dipinta, e comunemente creduta. Resta-va all' atrabilare indignazion del Baronio l'attaccar la Veneta gloria, a costo di smentirsi, mentre non poteva soperchiare la forza, ed abbattere la resistenza. Imprese tosto di provar come immaginario nel tomo 12 de’suoi Annali, già terminato per la giunta che vi fece, il merito che vanta la Repubblica verso la Santità di Alessandro III. Adopera per prove più l'artifizio, che la verità ; più la reticenza, che gli argomen-. ti; e tutto ciò che può dar valore piuttosto al credito, all'autorità di chi scrive, che agli esami, ed alle confutazioni. Sapeva il Cardinale, che ottiene più talvolta l'impostura trascurando e deridendo, che la ragione allegando e confutando. Egli al tomo suddetto, senza curarsi di allegare e di confutare, così ragiona : V’ ha un codice del Cardinal Bessarione di degna memoria, il qual racconta il fatto in due modi diversi. Vieti detto che questo codice sia diligentemnete custodito nella libraria pubblica di Venezia da uno scrittore (Girolamo Bardi), il quale ha versato in queste notizie copiosamente, ma inutilmente. V’ è un codice di Parenzo legalizzato con ogni posibile accuratezza che si è estratto puramente ad verbum dalla prima all’ ultima carta. A questi due codici che favoriscono alle asserzioni de’Veneti storici, oppongo due èontemporanei scrittori; quel- lo degli atti di Alessandro III qui aderat ; e quello di Romualdo Arcivescovo Salernitano ambasciatore a Venezia nella pace 1177 qui aderat. Chi sente parlar Baronio con tanta ingenua apparenza di verità, non è rimproverabile se gli crede ; mentre chi legge ciò che asserisce uno scrittore di fama, non è tenuto a ricorrer tosto ad esami vol. n. 8