I anno 1261—1265. 555 Alessio Calergi, avevano alzato contro i veneziani lo stendardo della libertà e della nazionale indipendenza. Ma quelle discordie avevano avuto fine; e lo stesso Calergi quanto era sialo per 1’ addietro nemico dei veneziani, altrettanto n’ era diventato, dopo tanti anni di lotta, alleato ad amico. Perciò il Paleologo nulla potè ottenere di quanto erasi lusingato; anzi la repubblica di Venezia in questa circostanza andò debitrice della sua quiete, alla sincera lealtà del Calergi. Le discordie infatti tra lui e i veneziani le abbiamo già vedute nei precedenti racconti portate a un punlo di scambievole fermezza da una parie e dall’ altra, sicché nè il Calergi voleva cedere dalla sua insurrezione contro il governo della repubblica, ne i veneziani colle moltiplicate loro forze potevano mai riescire a dissipare gl’insorti (1). Intorno a diciolto anni durarono le discordie, che avevano incominciato circa 1’anno 12U7. Ma finalmente, dopo sì lungo contrasto, la repubblica detcrminossi a trattare di pace. Era duca di Candia, circa l’anno 1265, Vitale Micheli, il quale ebbe ordine del governo di offerire al Calergi condizioni onorevoli e vantaggiose, a fine di obbligarlo a deporre le armi. Esaminò Alessio con prudenza lo slato suo, prima di determinarsi a trattare di pace. Vide da un lato, che sebbene si fosse così lungamente sostenuto, pochi vantaggi per altro erangli derivali; anzi dopo tanti anni egli trovavasi allo stesso punto a cui trova-vasi nell’incominciare la guerra. Ponderò d’altronde l’impossibilità di scacciare, senza venire alle mani con decisivo combattimento, una nazione, eh’ era continuamente in grado di rinforzare il suo esercito con soccorsi novelli. E dopo tali considerazioni si persuase, essere miglior cosa l’assicurarsi un riposo onorevole, piuttostochè insistere in una ribellione, la quale non poteva conseguire il suo effetto. Ascoltò quindi le proposizioni, che gli faceva il duca Micheli, in nome del governo. (i ) Ved, indietro nella p«ig. *92. L