AY’IO 1232. 2!|9 » la nemica armata occupata nell’ aggressione della città, onde » facendola mutare scena e d’ assalitrice divenir assalita, la circon-» darono et in quell’ improvviso attacco la sorpresero prima con » la confusione, poi con la forza, riportandone famosa vittoria et • accrescendo i titoli e le ragioni ai meriti della repubblica sopra » Costantinopoli, se in altra occasione acquistato, conservato in » questa dall’ armi e dal valor suo. » 1 quali scrittori e quanti altri ho consultato parlano in somigliante maniera, e mostrano palesemente, anziché una perdila di due anni, come segna il Laugier, in farne i preparativi, una straordinaria prontezza e sollecitudine in accorrere a difesa della minacciala metropoli. In questo luminoso combattimento, i veneziani presero ai greci ventiquattro galere, ed affondarono le altre nel mare, o le incenerirono col fuoco ; pochissime poterono porsi in salvo colla fuga. I veneziani vittoriosi rientrarono in Costantinopoli tra le acclamazioni e le feste dei liberali cittadini e dei molti loro nazionali, che vi soggiornavano. Nel mentre che i veneziani trionfavano in mare, Giovanni di Bricnnc assaliva i greci dalla parte di terra, e sorprendevali con impeto sì furioso, che pochissimi poterono salvare la vita, lasciando le armi ed abbandonandosi a fuga precipitosa. Così la vittoria dei noslri fu duplice ; duplice fu la sconfitta dei greci. Ma 1’ orgoglioso Yatazo non per anco volevasi riconoscere vinto, né deporre le sue intenzioni di aver a sedere sul trono imperiale di Costantinopoli. Aspettò, che fossero partite le galere veneziane, per tosto ricominciare le ostilità. Pose in mare una flotta, non inferiore di numero a quella, che aveva perduto, e con essa una seconda volta si accinse all’ impresa di sottomettere Costantinopoli. Ma il podestà veneziano Giovanni Micheli, eh’ era succeduto allo Zeno, non gli lasciò tempo, per così dire, di ancorarsi. Bramoso di emulare la gloria de' suoi antenati, attaccò furiosamente le navi nemiche ; le mise in disordine, in fuga ; dieci ne rimasero in suo potere. Vatazo, poco appresso, ne morì di dolore. vol. ii. 32