596 unito vi», capo v. C A P 0 V. Onorificenze concesse al primicerio di san Marco. Anche al decoro della basilica ducale volse i suoi pensieri e le sue cure il buon doge. L’ ufficiatura di essa era affidata ad alcuni cappellani, il cui preside nominavasi Primicerio. Di questa parola il Tentori (1) vorrebbe darci spiegazione, dicendo così chiamarsi quel preside, perciocché « il primo notalo in cera od in tavola, se-» condo 1’ uso dell’ antica Chiesa. » Sulla quale opinione così ragiona più giudiziosamente il Gallicciolli (2) e il suo parere vi soggiunge : « Perchè in Roma il Pretore o altro primario giudice era ■ il primo a scrivere la sentenza nella tavoletta coperta di cera, » passò in costume d’ appellare Primicerio chiunque era principale » in ogni ordine. Se poi i nostri dogi appellassero il capo dei loro » cappellani in verità Primicerio o piuttosto Primiclero, e siasi detto » Primicerio dagli scrittori, seguendo il vocabolo più usato, po-» trebbe forse affermarsi con savio fondamento, trovandosi quel » nome usurpato pel capo del clero. ■ L’istituzione di questa carica è antica quanto l’istituzione dei cappellani stessi : quindi è che risale al tempo della traslazione della sede ducale in Venezia. Imperciocché, nell’anno 810, quando si fabbricò il palazzo, eh’ esser doveva 1’ albergo del veneziano principato, vi si fece una cappella, ove il doge, secondo 1’ usanza de’ principi cristiani di allora, potesse intervenire ad assistere e di giorno e di notte alla recita delle divine lodi, insieme coi cantori e coi ministri (5), che vi furono stabiliti. Ma poscia, allorché fu portato a Venezia il corpo dell’ evangelista san Marco, e ne fu eretta la basilica per collocarlo ; alla quale basilica volle il doge Giovanni (1) Stor. Ven., lib. I, cap. X, num.VIlI (3) Flain. Coni. toni. X, pag. aij- (2) Mem. Ven. antiche, lib. Il, cap. XI, §. V, nnm. 926, nella pag. 1 j5 del toni. IV.