56 LIBRO V, CAPO Vili. con la Repubblica nel 1605, anno di sua elezione, per le ragioni a tulli note, e che il motivo di quella giunta eh’ ei fece all’ opera già compita, fu quella stessa fatale discordia per la quale diede Tonore al Cardinal d'Aragona scrittor delle Vite de’Papi, di diventare scrittore anonimo contemporaneo, e la consolazione a Romualdo Salernitano, di veder tratta alla cognizione degli uomini la sua Cronaca che non si sapea prima d'allora ch'esistesse. Appena insorte le famose questioni per le quali a’nostri tempi resterebbero ancora indecisi i diritti ecclesiastici, e i secolari, se Paolo V non avesse receduto dalle sue pretese, Cesare Baronio Cardinale favoriva la nostra causa. Afferma il nostro Storico Morosini ch’egli co’ più riputati Cardinali detestava l’impeto del Papa, dicendo eh’ erano da adoperarsi altri modi con una Repubblica, V union della quale coll’ apostolica Sede poteva all’ Italia mantenere e libertà e dignità. Tutto ad un tratto cangiando parere, esaltò tra le celesti determinazioni quelle di Sua Santità, verificando ciò che di questo Cardinale dice Fra Paolo nella sua Lettera da noi citata: Nullas habe-bat opiniones proprias, sed eas e conversantibus sine delectu sumebat, quas tamen quasi proprias, et bene perspectas pertinaciter defendebat, donec alias fus sus potius fuisset, quam edoctus. Invaso da rabbioso incitamento scrisse ben losto caninamente una parenesi al senato di Venezia, ut stomachum, come dice il so-pradetto Morosini, ingensque in illius nomen odium concitaret. Questa parenesi celebra la Repubblica antica per lacerar la moderna. Tesse i più onorati elogi a’nostri maggiori, come devoti alla santa Chiesa a' tempi di Allessandro III, e come exhibitores triumphi ominium praestantissimi, come schismatis everso res, unitatis Catholicae defensores, pacis conciliatores, protectores quietis, atque Romanae Ecclesiae susceptores, ac protectores. Dopo aver dette tante cose belle a favor del governo de' nostri padri, sperando con satire è minacce di ridurre quello de’suoi tempi, in circostanze così diverse e in un secolo così distante, devoto a Paolo V, come Io era stato quell-altro, nel I 177, ad Alessandro III.