138 LIBRO V, CAPO XXV. un bue delle sponde del Nilo, e nell’altro un coccodrillo, lo non pretenderò di metter d’ accordo coteste opinioni, ma mi limiterò soltanto a dire, eli’ essi facevausi una guerra maravigliosa, e reciprocamente si recavano gran male, giacche in una parte più forti e nell’ altra più deboli, erano nel tempo medesimo vinti e vincitori. L’ animale che parecchi credono essere un basilisco, era gonfio da capo a piedi, ed il veleno eh’ era sparso in tutto il suo corpo e che scorrea per tutte le sue membra gli dava un colore più verdastro delle rane, un colore di morte. Stava appoggiato sulle ginocchia ; avea gli occhi languidi, parca aver perduto la forza ed il vigore. Sarebbesi creduto, che fosse morto da assai tempo, se non si fosse tenuto ritto e fermo sui proprii piedi. L’altro animale, ch’egli avea in gola, agitava un poco la coda ed apriva una bocca larga sotto lo sforzo dei denti che lo chiudevano e lo soffocavano. Pareva, ch’egli s’ adoperasse in ogni maniera onde togliersi ai denti ed alla gola che lo divoravano ; ma non poteva riescirvi, giacché il suo corpo era stato preso tra le mascelle e trafitto dai denti del nemico, cominciando dalle spalle e dai piedi davanti sino alla parte vicina alla coda. In tale maniera ambidue morivano 1’ uno per cagione dell’ altro : vicendevole n’ era il combattimento, reciproca la vendetta, uguale la vittoria, comune la morte. Quanto a me, credo di dover osservare in questo luogo, siccome non solo in immagine o tra gli animali robusti si vedano in questa maniera gli esseri cattivi e perniciosi all’ uomo darsi vicendevolmente la morte : ma ancora vedesi spesse volle tra i popoli venuti a recare la guerra ai romani, eli’ eglino si scannano 1’ un 1’ altro, lo che è effetto della potenza di Gesù Cristo, il quale disperde le nazioni amiche della guerra ed ha orrore del sangue e mostra il giusto che cammina sull’ aspide e sul basilisco e clic conculca il leone e il dragone. — » Fin qui Niceta Coniate, le cui prolisse parole ho voluto a questo luogo inserire, sì perché gli artisti e gli amatori delle arti belle abbiano un’ idea di tanti insigni lavori, dei quali s’ é perduta oggidì