162 LIBRO VI, CAPO VII. » Ma poi fu levato via, non so la cagione, e al presente il detto pie- » de è.....• Nè il testo adoperato da! Muratori, nè 1’ autografo del Sanudo, che conservasi nella biblioteca marciana ci fanno sapere di più. Pare che a’ suoi giorni se ne conoscesse l’esistenza, di cui oggidì non rimase traccia veruna. So, che il dotto Morelli bibliotecario della stessa marciana, già un mezzo secolo addietro, fece diligentissime indagini per venirne a saper qualche cosa ; ma sempre indarno. Quanto al merito artistico di questi gloriosi monumenti della bizantina vittoria dei veneziani, aggiungerò qui le osservazioni del-1’ erudito nostro Zanolto, che in siffatto genere di cose merita molta stima (i). « Se osservansi poi i cavalli, facilmente si scorge che i » getti riescirono imperfetti, per cui convenne che l’artefice li » ristaurasse con tasselli evidentissimi e numerosi ; cosa che coll- ii ferma il supposto, essersi lavorati sotto l’imperio di Nerone, giac-» chè sembra abbisognasse in Roma l’arte del fondere di singoiar » protezione, avendo egli chiamato dall’ Armenia il famoso Zeno-» doro, acciocché fondesse la sua statua colossale in bronzo per la » casa aurea. Non è maraviglia dunque se tornavano imperfetti gli » altri getti operati in quel tempo per mano di artisti inferiori. — » L’ essere poi questi cavalli di tutto rame c coperti d’oro, sembra » certamente più proprio di quell" età e di quel fasto, che di qua-» lunque altro tempo ; e particolarmente doversi erigere un monu-» mento a Nerone, che aveva nel suo palazzo appartamenti su perni » mobili volgentisi a’ diversi punti del sole ed irrorati da fontane » d’acque odorose, non poteva ciò farsi abbastanza degnamente che » con simolacri, i quali sembrassero d’oro. Se poi si prenda ad esa-» minare le forme e !e usanze, vi si riscontrano appunto quelle che » allora furono espresse in altri monumenti ; il che dalle medaglie » può chiarirsi e specialmente dalla particolarità non ommessa al-» lora dei crini tagliati. » E proseguendo a dire di questi medesimi (ì) Nell’ opera municipale: Venezia e le sue lagune, volli, parte II, pag. 28.