310 LIBRO Vili, CAPO Vili. » di Mantova. Ma sapendo che Padova era presidieta da gente ve-» terana, provista di tutto il bisognevole e munita di forti mura, » non prendevasi gran fretta. Non si sarebbe aspettato giammai un » turbine cosi improvviso. Egli aveva preso la strada di Verona, » quando al passaggio del Mincio gli si presentò innanzi uno, tutto » sudato ed ansante. Chiese Ecelino quali nuove recasse. Cattive, ri-» spose egli; Padova, è perduta. 0 ch’Ecelino supponesse che que-» sta fosse un’invenzione di colui, o che la sua politica gli suggerisse » così, egli fece tosto impiccare quel nunzio. Da lì a poco ne arri-» vò un altro ; e interrogato da Ecelino se aveva nuove da dirgli, » rispose che con sua permissione volea parlargli in secreto. Costui » ebbe più giudizio e fu più fortunato. Ecelino ascoltò placidamen-» te tutte le conseguenze di quell’ impresa. Indi giunsero eziandio » molti altri, fra i quali Gorgia, Crepada, il Bressa, ch’erano capi-» tani della guarnigione e confermando il fatto raccontarono minu- * tamenle coni’ era andata la faccenda. Ecelino dissimulando nel » volto l’affanno, che opprimevagli il cuore, continuò la marcia » tutta notte fino a Verona senza permettere un momento di riposo » all’ esercito stanco. La nuova della presa di Padova erasi ormai » sparsa per tutto l’esercito, ma niuno ardiva di farne parola in » palese. Appena arrivato a Verona radunò il consiglio per deter-» minare sopra gli affari importanti che correvano. Si discusse so-» pra tutto, che far si dovesse di que’ padovani eli’ erano nell’eser-» cito. Antonio Brosima, che in quel tempo era podestà di Vicenza » per Ecelino, consigliò, che tutti condur si dovessero in Vicenza » e quivi ritenerli per confusione degl’ inimici. Un altro consigliere, » di cui Rolandino non ci lasciò il nome, disse eli’ era meglio trat-» tenerli tutti in Verona ; imperciocché v’ era da temere che quei » padovani avvicinandosi alla patria non si unissero alla fazione » inemica. Ecelino abbracciò questo parere. Erano già stati tutti » ridotti senz’ armi in un grande cortile, sotto pretesto di voler » far loro un discorso, quindi fu cosa agevole l’imprigionarli tutti » e spogliarli di quanto aveano. Furono i primi que’ di Piove di