434 LIBRO Vili, CAPO XXXI. togliere alle promesse che il novello doge avesse dovuto giurare tostoché fosse stato eletto, stabilirono alcune discipline, di cui ci dà il Sanudo compendiosamente la sostanza, « — che quando prima » le ballotte erano di cera così siano di rame, bianche e dorate, » tutte a una misura; — che i presenti, che soleva fare il doge » nel Natale e nel Giovedì della caccia (1) ad alcuni officiali e ai * quaranta, si faccia de cetero a’ capi di famiglia di tutti que’ del » maggior consiglio ; — che i figliuoli e discendenti del doge, vi-» vendo il doge, non possano contrarre matrimonio con forestieri, » nè aver feudo de’ signori nè i suoi figliuoli possano avere uffizio » in Venezia e di fuori. » Alla qual ultima determinazione diedero motivo probabilmente i matrimonii cospicui, che avevano assai nobilitato la casa dei Tiepolo ; perchè egli, il doge, era stato marito di una figlia del bano di Servia ; il suo figliuolo Jacopo s’era unito con una principessa schiavona, e un altro figlio Pietro erasi ammogliato con una gentildonna vicentina. Nè siffatte alleanze volevansi tollerare perchè colla mescolanza di sangue straniero non si guastassero i costumi nazionali, e inoltre perchè ai dogi fosse tolto il mezzo di mantenere al di fuori intelligenze sospette e di procacciarsi appoggi pericolosi allo stato. Stette vacante il soglio ducale per un mese: a' 16 di settembre venne eletto a possederlo Jacopo Contarmi, vecchio ottuagenario, ma che mai non ebbe posa nei quattro anni del suo governo, a cagione delle guerre, che la repubblica ebbe a sostenere coi suoi rivali invidiosi. E primieramente diedero motivo ad allarmanti precauzioni le rivalità dei genovesi, i quali, in onta della tregua stabilita tra le due repubbliche, non si astenevano dal molestare i veneziani sul mare. E pazienza se gl' insulti fossero stati tra privati e privati mercatanti; ma furono di due galee genovesi, che predarono una nave veneziana carica di merci. Appena in Venezia se n’ ebbe (i) l'iella caccia del toro : ossia nel Gio- jali, in memoria del patriarca e dei cano-vedì grasso, quando il patriarca di Aquileia nici, del che alla svia volta ho parlato. Ved. doveva dare al doge un toro e dodici ma- nel voi. 1, pag. 474 e se“