Kmo 1268—1270. 391 alla lesta de’ quali Marin Sanudo, e forse con più ragione, ne attribuirono la causa « perché per paura dei genovesi niuno voleva • mandare né andare in Sicilia a caricare frumento, ovvero nella * » Puglia. » Al che più facilmente mi persuado, perchè trovo, che appunto in questo medesimo anno, il governo aveva armato dieci galere capitanale da Pietro Micheli, perché accompagnassero « cin- ■ quanta sette navi cariche di mercadanzia, cosi nell’ andar come » nel ritorno da Venezia (1). » Per siffatta penuria di grano, la città nostra si trovò in grave imbarazzo, perchè appena vi si poteva calcolare il bisogno di viveri per sei sole settimane. Il governo mandò subilo istanze alle provincie circonvicine ; a Ferrara, a Padova, a Treviso ; perchè gli si concedessero viveri ; ma tulle se ne rifiutarono. Anche alle città di Lombardia andarono similmente i mercatanti veneziani, per aver grano ; ma indarno , perchè da per tutto era sialo vielato il trasportarne. Punse mollissimo al governo di Venezia un così amaro rifiuto, tanto più che Venezia s’ era mostrata pochi anni addietro cotanto amica della Lombardia, non meno clic delle città e provincie più vicine a cui ricorreva, prestando loro assistenza validissima d’ armi e di armati per distruggere la tirannia degli Ezzelini : ma non era questo tempo di occuparsi a chiederne soddisfazione. Troppo occupava 1’ animo dei pubblici magistrati il pensiero di provvedere al bisogno urgentissimo del momento. Si elessero tre provveditori sopra le biade, e si mandarono tosto navigli nella Dalmazia ed altrove, con ordine di farne a qualunque prezzo 1’ acquisto : e con queste diligentissime premure si potè raccoglierne tanto da passare, benché ristrettamente, l’inverno e sì che una città si popolosa non avesse a perire di fame. La crudeltà dei lombardi verso Venezia fu tanto più colpevole e fiera, perchè in quell’ anno avevano avuto dai loro terreni abbondantissima messe ; cosicché palesemente appariva, essere il loro (i) rlron. Caroldo, iuog. cit., paj. »16.