92 cuor contento Dio 1’ aiuta, e poco 1’ uomo procaccia ad esser triste ed ine-rotmato. IS'ò vi do già il valent’ uomo, eh’ è di suà professione incisore, per un Morghen, nò per un Longlii ; per tale non si dà nè si sente pur egli : e’ lavora più per la fame che per la fama, con tutto eh’ ei faccia ben il suo fatto, ed abbia sempra cento faccenduole alla mano, con cui campa, se non ¿splendida certo onoratamente la vita. Ora l’Alpirandi aveva pigliato a lavorare non so qual opera a certo strano uomo che fa gratis il maestro a’ bambini, e a tal ora e a tal dì della settimana raccoglie in sua casa tutti i putti della contrada, per insegnar loro le buone opere, e le dottrine cristiane. L’ Alpirandi, che fra le buone opere e le cristiane dottrine, avea sopra ogni altra imparata la massima, che agli artieri, od artisti eh’ e’ sieno, non va negata nè differita, che in certi casi torna il medesimo, la mercede : non così tosto ebbe terminato il lavoro, che stretto più dal bisogno che da nessuna vaghezza di lode del suo mecenate, si fu sollecito di recarglielo. Ma il povero artista non sapea che s’ ha pigliare il panno pel verso, e che gli uomini a tutte le