anko 1253. 305 marzo, la qual maniera di numerarli intitola vasi more veneto, od anche semplicemente colle due iniziali M. V. lo sempre ho seguito la numerazione comune deir era volgare, ragguagliandone a questa la veneziana: perciò il gennaro del 1255 continua ad appartenere 31. V. all’anno precedente, il quale non finisce, che coll’ultimo giorno del febbrajo. Questi fu il primo doge, che avesse sepoltura nell’ atrio della basilica di san Marco. Il suo funerale, pomposo oltre l’usato, ci è descritto in poche parole dal Caroldo (1); il quale dice, che « il suo corpo riposto fu in una cassa, cintagli la spada e » speroni col ducal scudo avanti, et da gran moltitudine de nobili » accompagnato, fu condotto nella sala del Piovego (2). Da poi alli » 5 di gennaro, celebrate le solenni essequie, solto il portico della » Chiesa di san Marco fu sepulto. • Pochi giorni passarono dalla morie di lui alla elezione del suo successore, che fu Reniero Zeno. Trovo per altro differenza tra gli storici nell’ assegnarne il giorno preciso : chi lo disse eletto addi 25, chi a’ 15 e chi persino agli 8 di gennaro. Egli era in quel momento podestà di Fermo nella Marca. Suo competitore ebbe nello scrutinio Marco Ziani, ch’era conte di Arbe; ma gli elettori dello Zeno la vinsero con voti 21, mentre lo Ziani non n’ebbe che 18. Fu mandato a prendere con grande pompa, c fu ricevuto in Venezia con inolia festa : quattro galere lo andarono a pigliare, e giunse in patria il dì 28 febbrajo, secondo il Sanudo, ovvero il 18 di esso mese, secondo il Caroldo. Tutto il suo ducato fu guerriero e di sangue, perchè le imperversanti violenze del tiranno Ezzelino da Romano e degli aderenti di costui, costrinsero i veneziani ad imbrandire le armi ed a inondare di sangue i paesi e le città, che dalla barbarie di lui erano state contaminate. Largo campo mi si apre adesso a narrarne i sanguinosi conflitti. Bensì avvertirò, che il Sanudo inesattamente gli anticipa sotto il doge Marino Morosini. Ed anche le guerre contro i (1) Cron. mss. «opraccil. (2) Una «Ielle sale del palazzo ducale, di cui parlerò altrove.