60 LIBRO V, CAPO Vili, far credere al mondo, che la vittoria di Como abbia indotto Barba-rosa alla pace, e non la nostra riportala a Salvore. Alterò per questo oggetto la data della venuta nell’anno 1173 di Federico in Italia, onde potere impunemente alterare quella della vittoria di Como, la quale ei trasporla un anno dopo a quello in cui e veramente successa. Di ciò ne fa fede la confessione di Contelòro suo Apologista a c. 101 : Iti co Autografilo fatemur legi Fridericum ad Comum a Mediolanensibus fusum esse anno Sai. 1175 pontificatus Alex. XVI quod Baronius librarii errore dcceptus posuit anno 1176 Pontifica-tus XVII. Da questa confessione Olmo ha riportato il premio delle sue fatiche, mentre vien provato dal suo avversario che Io stesso codice dell’ Incerto conveniva colla vera epoca della vittoria di Como, sopra alla quale ha scritto uno studioso capitolo. Mentre quel benemerito monaco cercava a tentone di convincere il Baronio d’aver alterata la cronologia coll’autorità de’suoi testi, egli ebbe la compiacenza, prima di morire, di trovar luce nella penna del suo avversario, per la quale vien provato l’Annalista Ecclesiastico corruttore degli stessi suoi testi. Se la dotta opera dell’ Olmo fosse stata scritta con più brevità, con più energia, con più grazia, o se l’epoca da lui contemplata de’fatti successi avesse interessalo quanto lo doveva la nazione nostra ; si farebhe più onore alla di lui memoria, e sarebbero più noli i profondi sludj eh’ egli ha fatti per l’amore del vero, e per la gloria della repubblica. Dopo di avere alterato le date di que’ due scarlafacci, non si fa scrupolo il cardinale scrittore di rigettare l’autorità di Dodechi-no, e dell’ Usperghese, quando riferisce la vittoria di Como al 1176 con queste parole: Eadem, sed summatim, Dodechinus af/irmat, eadetn Usperghensis, sed male anno superiori. Io non saprei produrre esempio miglior di questo intorno all’abuso che sanno fare gli autorevoli delle loro opinioni. Credono che basti la propria osservazione per render vana quella degli autori contemporanei. Credono che basti un sed male da loro pronunciato per convincerli di falsità.