104 LIBRO V, C.4PO XVIII. verità, non ne parla: dice soltanto, che il sultano Malek-Adel andò in Egitto e vi raccolse un grande tesoro. Non vedo d’ altronde, come si possa ammettere sì enorme slealtà, conoscendo il carattere magnanimo c generoso del doge Enrico Dandolo. Potrebbe aneli’ essere stata colesla ciarla un effetto della dispiacenza dei crociali di Siria, i quali, bisognosi di assistenza, vedevano le armi dei loro fratelli impegnale a lult’ altro ufficio che quello, a cui dovevano essere destinate. Anche tra gli ecclesiastici, che accompagnavano la crociata, era disparità di opinioni. Perchè, sebbene molli seguissero le parti del cisterciese abate di Cernai, moltissimi altresì trovavano non alieno dallo scopo di una santa guerra l’unione della Chiesa greca colla latina, e in ciò presagivano anzi imminente 1' epoca della pace e della concordia tra tutti i popoli cristiani (1). L’impresa di Costantinopoli appariva sotto questo aspetto convenientissima e di felice riuscita ; e i crociati la trovavano inoltre di sommo vantaggio per le loro imprese future, considerando questa città come la via più facile ad assicurare ai cristiani il possesso di Gerusalemme. CAPO XVIII. Maneggi presso il papa, per impedire questa spedizione. La notizia di una imminente guerra sopra Costantinopoli e del-1' impegno che vi avevano preso ì principi crociati era giunta a quella corte, e lo scaltro imperatore greco, tuttoché disgiunto dalla comunione romana, s’ era già dato fretta a mandare ambascia-tori al pontefice Innocenzo III, ed avevagli fatto rappresentare, — il principe, che regnava in Costantinopoli, essere il solo imperatore legittimo, né avervi diritto alcuno il figliuolo del deposto Isacco. — Il papa avevali intanto licenziati con buone parole, e luti’ al più (») Miciiaud, luog. cit.