30i» LIBRO Vili, CAPO Vili, genovesi mi porgeranno occasione di narrare azioni, che illustrarono i fasti del dogado dello Zeno. CAPO Vili. Imprese dei veneziani contro Ezzelino tiranno di Padova e contro Alberico tiranno di Treviso. Le crudeltà di Ezzelino da Romano e di suo fratello Alberico in Padova ed in Treviso e in ogni altro luogo, ove i loro emissarii dominavano, erano giunte agli eccessi più enormi, sicché non si possono leggere, senza inorridire, i racconti, clic di quelle ci fanno gli storici guelfi, particolarmente Rolandino, il monaco Padovano, Parisio da Cereta. Ogni giorno s’immolavano nuove vittime al loro furore, senza distinzione di età, di nascita, di professione. Non si udivano, che grida lamentevoli d’infelici, che morivano in mezzo ai supplizii. II marchese d’Este perciò, cd altri signori della marca trivigiana, fecero istanze al papa Alessandro IV, acciocché promovessc colla sua autorità una lega di potentati, i quali colle armi sorgessero a deprimerne 1’ audacia e punirne i misfatti. Il papa non tardò a condiscendere ai desiderii e alle preci di loro, incaricandone dell’ impresa l’arcivescovo di Ravenna, suo legato per le Marche e per la Romagna, Filippo Fontana : gli diresse per quest’oggetto un breve apostolico, che ha la data di Laterano 20 dicembre 1255. Primi a figurare in questa lega dovevano essere i veneziani, il cui potere e valore stavano al di sopra di tutte le altre città confederate. Perciò il pontificio legato era venuto a Venezia in sul principio del marzo susseguente, ed erasenc fatto istigatore caldissimo. La repubblica acconsentì di buon grado di cooperare all’ impresa, e promise ogni assistenza di truppe, di navi, di viveri, di munizioni. Fu perciò dal legato apostolico promulgala, nella gran piazza di san Marco, una specie di crociata, concedendo molte spirituali indulgenze a chiunque avesse preso le armi contro Ezzelino.