ANNO 1Í7Í. 595 repubblica veneziana vantò sopra il mare Adriatico, sino dal tempo, in cui cominciò a scorrerlo colle sue formidabili flotte ed a farvi tremare gli stranieri, che lo solcarono a danno ed ingiuria di lei. Fu materia di gravissime controversie tra i giureconsulti, sulle basi del diritto e del fatto, se il mare, libero di per sé stesso e comune a tutti, possa soggiacere a particolare dominio; e nella massima parte stanno eglino per l’affermativa, appoggiati all’ uso di quasi tutte le più colte ed illustri nazioni (1). In conseguenza di questa massima, avvolorata altresi dai privilegii concessi alla repubblica veneziana dal papa Alessandro III, celebravasi ogni anno la pomposa ceremonia, da me descritta alla sua volta, dello sposalizio del mare. Il dominio dei veneziani sul mare diventò, oltreché di diritto, anche di fatto, quando per le ragioni suespresse istituirono la carica del Capitanato, di cui sto narrando. Uffizio di questo capitano era invigilare alla difesa e sicurezza delle acque, seni e spiagge marittime del Golfo, vietando a qualunque principato straniero di tenervi legni armali o di scorrerlo con essi, senza licenza ed assenso della repubblica. Né ciò soltanto per oggetto militare e di guerra , ma per qualsivoglia altro motivo, anche il più naturale ed indifferente, come sarebbe il trasporto di vettovaglie dall’uno all’altro paese, o di principesse che fossero condotte a nozze ad esteri principi ; perciocché in tali e simili occasioni dovevano valersi di navigli, che loro offeriva essa medesima, con grandiosa magnificenza per verità e con generoso disinteresse. La quale sorveglianza sul golfo eseguivasi da un nobile, a cui era affidato in principalità il comando di una squadra di galere, e ciascheduna poi aveva al suo capitano subalterno, che nominavasi sopraccomito : e con ciò facevano, valere i veneziani col fatto il loro diritto di sovranità sull’Adriatico. L’anno precisamente, in cui (i) Una dissertazione del Tentori «volge eruditamente cotesto punto, e ne porge assai chiare idee: merita d1 tsser letta ¡essa è la 11 del suo Saggio sulla stor. veri. ec. roL. u. . 50