anno 1207-1210. 185 Imperciocché, suscitate nuove sedizioni, nelle parti orientali dell’isola, dalla famiglia degli Stefani, potenti e ricchi e sostenuti da estese aderenze, fu ucciso a tradimento. Perduta allora dalla furibonda moltitudine ogni venerazione alla primaria rappresentanza dell’ isola, passarono i sediziosi ai più licenziosi trascorsi. Occuparono Scioja e Mirabello, e si unirono in grossi corpi e minacciarono di impadronirsi delle città più importanti. Speditane in fretta la notizia a Venezia, la repubblica mandò subito colà dodici galee, capitanate da Jacopo Longo e da Leonardo Navagero, e fu dato ordine, che Jacopo Tiepolo, il quale allora era podestà di Costantinopoli, passasse al governo di quest’isola c ne assumesse il titolo di duca. Ciò valse a ricondurre di bel nuovo la calma ; sicché Mirabello e Scioja ritornarono all’ ubbidienza. Del quale tumulto era stalo cagione un veneziano, Marco Sanudo, cui 1’ ambizione di comandare aveva reso ribelle. Egli s’ era trincerato nel castello di Temene ; ma 1’ arrivo delle truppe della repubblica lo costrinse a fuggire ed a cercarsi asilo nell’ isola di Nissa. Ma non tardarono a rinnovare i tumulti alcuni altri ambiziosi e ribelli : si nominano tra questi un Giovanni Scordillo, nobile e ricco cretese, e i due greci Costantino Sevasto e Teodoro Melesino. Intanto il Tiepolo, bramoso di ritornare in patria, aveva rassegnato, nel 1210, la dignità di duca dell’ isola a favore di Paolo Querini. A questa sollevazione aveva dato motivo il sunnominato Scordili«, sotto il pretesto, che il castellano della rocca di Buonriparo avesse fatto fermare da’ suoi soldati alcuni animali, ch’egli diceva invece esser suoi. Costui sdegnato, proclamò il fatto come un’ assoluta rapina ed accusò di mal governo il rappresentante della repubblica. Contro questi ribelli mossero tosto il duca Querini e il capitano delle truppe Giovanni Gritti, ciascuno colle proprie soldatesche : ma, poco esperti della località dell’ isola, rimasero sopraffatti dal-l’imperversante moltitudine, che sempre più s’ era ingrossata, e vi seguì molta strage. La repubblica parve attribuisse l’avvenimento a poca prudenza VOL. II. 24