amo 1274. 429 » aggressione degl’ infedeli ; e domandavano, per sostenerne le » spese, che potessero proseguire ad esigere le imposte gabelle. » E questo fu loro conceduto per 1’ addotto motivo ; non lo fu, » perchè avessero diritto sia ad imporle, sia ad esigerle. Lo che se » non fosse stato ; come potrebbe mai spiegarsi una sentenza sì di-» sparata e lontana dal soggetto di quelle controversie ? Queste » non si vollero terminativamente definire, si vollero lemporaria-» mente evitare. » Fin qui il Peruzzi. Alle cui conghietture e opinioni soggiungerò anch' io qualche osservazione, appunto perchè, coni’ egli dice, se alla face della critica non si fogga la storia, il vero si nasconde e si muta in tenebre. E primieramente io trovo necessario 1’ esaminare colesto punto di storia nelle genuine sue fonti c colla guida degli autentici suoi documenti ; perciò l’asserzione del Peruzzi, che gli scrittori veneti dicono pronunziata dall’ abate di Nanesa la sentenza contro gli anconitani conciossiachè questi non ebbero nulla bastantemente provato, mi riesce non del lutto verace ; massime allorché si vogliano esaminare gli slorici nostri e i cronisti più antichi, dai quali gli altri tulli, che vennero dipoi, trassero i fondamenti delle loro storie. Il Dandolo certamente e il Sanudo noi dicono. Del Sanudo ho portato le parole, e in esse non saprei come vedere pronunziata la sentenza, conciossiachè gli anconitani non ebbero nulla bastantemente provato. Bensì il Dandolo, da cui è presa 1’ asserzione del Peruzzi, lasciò scritto : « Abbas ilaque, auditis partibus quia Anconitani » conira Venetorum longaevam possessionem in custodia Riperiae » praelibalae nihil probare poluerunt, Venelos in eorum solila pos-» sessione stare permisit : • ma neppure in queste espressioni io saprei trovare quel sentimento. Lo storico dice assolutamente, che gli anconitani nihil probare potuerunt ; nulla affatto poterono provare; non già nulla bastantemente, lo che mostrerebbe, che qualche cosa bensì avessero potuto provare, ma non già tanto, quanto era duopo perchè la cosa fosse bastantemente provala. Non è dunque bastantemente verace 1’ asserzione del Peruzzi.