11 U LIBRO V, CAPO XXI. per contrastarne lo sbarco. « I vescovi e il clero, dice il Villehar-» douin, esortarono lutti i soldati a confessarsi e a far testamento, » perciocché non potevano sapere 1’ ora in cui sarebbe piaciuto a » Dio di chiamarli a sé, e di compiere su di loro la sua volontà. Lo • fecero di buon grado e con grande zelo e devozione. » CAPO XXI. Passaggio del Bosforo, Gli storici antichi e moderni fanno a gara nel descriverci la magnificenza delT apparato e la precisione dell’ ordine, con che le navi veneziane attraversarono quel famoso canale e sulle quali stavano preparati al combattimento gli animosi guerrieri (1). In si memorabil giornata, cui volle Iddio contraddistinta da quietissima aria e da ciclo sereno, i latini distribuirono in sei spartimenti il loro ordine di battaglia. Al primo, cioè all’ avanguardia, comandava il conte di Fiandra, uno de’ più polenti c temuti tra i principi cristiani, forte di un valente corpo di balestrieri. Ne conducevano gli altri quattro corpi Enrico fratello di lui, i conti di Saint-Pol e di Blois, e Mattia di Montmorency, al quale anche s’ erano uniti spontaneamente il Villehardouin, maresciallo di Sciampagna, e il fiore della nobiltà di quella provincia. La retroguardia, o corpo di riserva di tutto l’esercito, era condotta, dal marchese di Monferrato. I cavalli da battaglia, sellati e coperti delle loro lunghe gualdrappe, furono imbarcali sulle palandrie (2) : i cavalieri stavano in piedi, ciascuno accanto al proprio cavallo, tenendo 1’ elmo in capo e la lancia in (i) VeJ. Gibbon, Stor. della deca- (2) Su questa forma di navi, vedasi denza del rom. imp , cap. LX ; Michaud, quanto ne scrisse il nostro dotto ingegnere Stor. delle Crociate, lib. X ; ed altri mol- navale Giovanni Casoni, nel suo trattato, ti, i quali tolsero le loro narrazioni dal con- che forma parte dell1 opera municipale, temporaneo e testimonio Villehardouin . Venezia e le sue lagune, voi. I, pari. Il,