ANNO 1177. 11 trovandosi conosciuto, non avesse di nuovo a fuggire (i). Quindi, passando il doge dalla prudenza ai provvedimenti, fece apprestare magnificentissimi arredi sacerdotali, mandò a chiamare a sé il vescovo di Castello, il clero e tutta la signoria della repubblica, e, con grandissima pompa, si trasferì alla chiesa della Carità. Ivi trovò di fatto il prete indicatogli dal pellegrinante francese; e lo trovò occupato in divota orazione. Gli si prostese dinanzi a venerarlo come vicario di Cristo, lo assicurò a non temere punto di Federigo, da cui la repubblica di Venezia avrebbe saputo in ogni tempo difenderlo, sino a restituirlo sul pontificale suo seggio. Rinfrancato per queste assicurazioni, Alessandro non potè più starsene sulla negativa, nè più tenersi celato. Narrò in qual modo fosse venuto a Venezia, lodò e ringraziò con affettuose parole il doge e la signoria, e liberamente nelle loro mani si abbandonò. Fu allora vestito cogli abiti convenienti alla sua dignità, e quindi, salito sulla barca del doge, se ne andò con tutto il clero alla chiesa di san Marco, ove benedisse all’ onorevole città, e finalmente passò a san Silvestro al palazzo del patriarca di Grado destinatogli ad onorevole alloggio. CAPO II. Mediazione della repubblica per riconciliart l'imperatore col papa. Subito la repubblica diede mano alle trattative col Barbarossa, eh’ era allora in Pavia. Gli mandò subito ambasciatori suoi Filippo Orio e Jacopo Centranico, per supplicarlo a voler concedere alla Chiesa la pace, riconoscendone e venerandone il legittimo capo, (i) Il Darù vorrebbe farlo credere ma- « giovava bene si facesse conoscere. Diffatti nifestatosi di per sè stesso. Dice infatti a « fa ricevuto con l'ossequio alla sua digni- questo proposito : u Ma poicliè veniva a » là e alle sue sventure dovuto. « Venezia per accattarsi refugio ed aiuto.