200 creò e rese celebre per l’Italia. Il Ronconi, o che la sua voce guadagni nella risonanza accresciuta al nostro teatro dalla nuova costruzione, che il rese armonico al pari d’ un istrumento, o che veramente facesse nell’ intervallo progressi nell’ arte, certo è che quest’anno ei piace anche più che 1’ anno scorso all’ Apollo. E in effetto, quella sua estesissima voce, quella pienezza e facilità di modulazione, una certh grazia ed efficacia drammatica nel porgere, sono pregi che gli acquistano tutti i voti, e il fanno ogni sera applaudire. Peccato che talora queste belle doti sien guaste da un soverchio gridare ! Il Marini è un cantante, se non molto animato, certo di molta perizia. Ha una bellissima voce di basso, bei modi, e nel duetto col Ronconi, nel secondo atto, lasciava incerto cui si dovesse la palma. A questo novero d’egregii virtuosi s’ aggiunge il Morianì, giovin tenore che ha tutt’ i doni della natura. Ei bella voce soave, fresca, intonata, estesa nelle note di petto, purissima ne’ falsetti a cui balza con fa-cil passaggio, egli agilità di modulazione : non gli manca ancora che un po’ di azione drammatica per giungere a sommi onori dell’ arte. Per dar riposo alla Ungher, o variare lo