4G VII. GLI. ÙLTIMI E I P fi IMI GIORNI DEL MESE (*). Io m’immagino che un uomo per'un accidente qualunque perdèsse a un tratto lame-moria del tempo,. e sono d’ avviso, che senza d’ uopo nè di computi nè di calendario, solo che uscisse un po’ intorno per la Piazza, o la Merceria, ei s’avvederebbe del giorno che fosse. Quest’ è che vi sono certi giorni nell’ anno eh’ hanno un carattere, una fisonomia loro propria, che difficilmente si confoùderebber cogli altri. Non parlo già di que’ giorni solenni, in cui stanno chiuse le botteghe, nè di-quégli altri, in cui si metton fuori le vesti bizzarre e le larve cerate, in cui anche il cervello meno acuto riconoscerebbe le feste e il carnovale ; ma parlo di quelli, le cui differenze più sottili e riposte non si osservano da ogni occhio veggente, ma non isfugg-on però a coloro ch’hanno il vezzo di considerare e notare. Imperciocché qual'è (*) Gazzetta- del 1.°' luglio 1837.