472 LIBRO IV. CAPO XIX. capitolazione, ed ha la data dell'anno 1150. E sotto la medesima data si trovano nel detto codice anche i giuramenti delle altre città del-1’ Istria, che similmente promisero fedeltà a san Marco e si assoggettarono ad un tributo annuo di denaro a favore della chiesa ducale. Le città, di cui esistono i documenti suindicati, sono, oltreché Pola, Parenzo, Rovigno, Città nuova ed Umago (1). Collegati coi pirati dell’ Istria molestarono il veneziano commercio anche alcuni legni di briganti di Ancona ; perciò anche su di loro si rovesciò lo sdegno dei veneziani. L’ ammiraglio Marino Gradertigo li sorprese e gli assalì. Pugnarono gagliardamente, ma in fine dovettero cedere al maggior numero. Gli anconitani perdettero cinque triremi, e quella, sulla quale era il loro capo, che no-minavasi Brancalìamma, e che, fatto prigioniero, finì impiccato per la gola. « Di questo fatto, scrive 1’ erudito Peruzzi (2), i nostri » scrittori si sdegnano ; e sì ne ho sdegno aneli’ io. Ma nè il diritto » delle genti, nè le leggi di guerra si rispettavano, come ora, in » que’ barbari tempi, e i veneti come capopirata considerarono e » trattarono il Brancalìamma. » Gli anconitani chiesero la pace e la ottennero. L’ epoca di questa pace si fissa intorno 1’ anno 1151. Notano alcuni storici, intorno a quesli tempi, una legge, per la quale veniva limitala la dote di ciascuna donzella, che fosse andata a marito, ad un valore non'più grande di cinquanla ducati di inonda veneziana. Perchè, sebbene per la ricchezza del commercio si trovassero i cittadini in uno stato di agiatezza assai comodo, tutta-volla la loro frugalità era tanta, e tanto era l’impegno di chiudere l’ingresso nelle famiglie al lusso scialacquatore, che il governo stimò opportuno l’imporre cotesta legge, acciocché per le soverchie spese non sentissero discapito le famiglie, nè si staccasse da queste per la dote delle figliuole soverchia porzione delle loro sostanze. (i) Cod. Trevis. pag. i36 e progressivamente nelle seg. (a) Stor. d’ Ancona, lib. Vili.