xjino 980—982. 285 Egli infatti accolse assai di buon animo quei veneziani, traditori della patria, e con tutta sollecitudine si diede a seguitare i loro consigli. Conosceva ben egli l'impossibilità di assalire direttamente colle armi l’inespugnabile soggiorno dei perseguitati isolani , e perciò gli strinse di blocco in tutti quei punti, ove i traditori sapevano potersi avere comunicazione colla terra ferma. Vietò severissimamente ai suoi sudditi di portare vettovaglie ai veneziani e di darne a loro, se fossero venuti sul continente a comperarne ; e pubblicò un editto, che proibiva a questi l’ingresso, tanto per terra che per mare, nel territorio del regno italico. E perche il blocco riuscisse più efficace e sicuro, affidò ai traditori medesimi la custodia dei porti, dei lidi, dei fiumi, delle vie, eh’ eglino stessi avevano additate, e pose a loro disposizione regii governatori e corpi di truppe, da cui fossero nell’ assunto incarico coadjuvati. La quale custodia si distribuirono tra loro in questa guisa : Stefano Calopri-no, col suo figliuolo Domenico, si pose a guardare, nel territorio padovano, i due fiumi principali, che vi serpeggiano, il Bacchi-glione ed il Brenta : Orso Partecipazio, ossia Badoero, assunse nel veronese la custodia dell’ Adige, e s’incaricò di scorrere anche sul ferrarese ad aver guardia del Po : Stefano, il primogenito di Stefano Caloprino, andò a Ravenna a custodire quel litorale e tutte le bocche del Po ; il Nosigenolo sorvegliava su tutti, per assicurarsi s’ erano ben guardati quei punti, e perciò scorreva continuamente i territorii veronese, padovano, trevigiano : a Mestre e sul margine di Campalto vegliavano Domenico Selvo e Pietro Tribuno, e sui fiumi del territorio trevigiano, che da quella parte mettono foce nelle nostre lagune, stava in guardia Marino Caloprino. Né contenti di ciò, stimolarono il vescovo di Belluno, il quale possedeva molti castelli e ville sul margine delle veneziane lagune, ad invadere colle armi il territorio di Eraclea, di Caorle e di Grado. Con quanta tristezza si ricevessero queste notizie in Rialto egli è ben facile immaginarlo: il doge, spaventato alla vista delle funeste sciagure, che minacciavano la repubblica, tutto ad un tratto per