29U LIBRO II, CAPO XLIX. venti moggia, e il vescovo era obbligato a permettere, che i nostri si rifacessero sulle robe e sulla persona di chiunque gli avesse offesi, ed era condannato a pagare cinque libbre d’argento, ogni qual volta avesse violato cotesti patti. Per tal guisa il commercio dei Veneziani era assicurato in tutta la scala di questi porti, dall’uno all’altro, sino ai popoli delle Alpi, che confinano colla Germania ; e perciò dalle lagune percorrevano liberamente alle provincic di quell’ impero, traendo vantaggi immensi, che arricchivano sempre più e sempre più forte rendevano la veneziana possanza. CAPO XLIX. Impresa del doge contro gli slavi di Lissa. Non inferiori alle tante prove di affezione, date al doge Pietro Orseolo II dall’ imperatore di Occidente, furono i tratti verso di lui di benevolenza e di amicizia dei due imperatori di Oriente, Basilio e Costantino. Vollero vedere a Costantinopoli il suo primogenito, che aveva nome Giovanni ; egli si affrettò a compiacerli. Vi fu accolto con sommo onore, e ritornò in patria ricco di preziosi regali ed adorno del titolo d’ipato. Sul proposito della quale gita del figlio del doge a Costantinopoli, noterò col Filiasi (1), che oscuramente i cronisti l’accennano, « e chi una sola volta fa che vi » andasse, chi due. Sembra più probabile che due volte infatti » egli vi andasse, e la seconda per importante oggetto, che vedre-» mo ben presto. Anche il Muratori non bene distinse tali gite e le » confuse insieme. * Ma il primario scopo di questa sollecitudine del doge a tenersi alleati ed amici i due imperi, egli era la prosperità del commercio dei veneziani e la loro libera corrispondenza sì per terra che per (i) Tom. VI, pag. 245.